PER CONSENTIRE ALLE FAMIGLIE SCEGLIERE SE ADERIRE O NON ADERIRE
AL PERCORSO DEI LAB-ORATORI CHE PROPORREMO NELL’ANNO 2025-2026
SI SVOLGERANNO DEGLI INCONTRI DI PRESENTAZIONE NEI SEGUENTI GIORNI:
MARTEDÍ 14 OTTOBRE – GIOVEDÍ 16 OTTOBRE – VENERDÍ 17 OTTOBRE
ALLE ORE 21.00, NEI LOCALI PARROCCHIALI
(Piazza Cioppi, a fianco alla chiesa)
LE FAMIGLIE DEI RAGAZZI CHE FREQUENTANO
LA TERZA, LA QUARTA, LA QUINTA ELEMENTARE E LA PRIMA MEDIA
POSSONO PARTECIPARE NELLA SERA CHE DESIDERANO:
GLI INCONTRO DI PRESENTAZIONE SONO UGUALI PER TUTTI
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Nei primi giorni di settembre si moltiplicano le richieste sul giorno e sull’ora del catechismo per la terza elementare o la quarta e così via, quasi semprte chiedendo quando ci sarà la Prima Comunione o la Cresima.
Effettivamente i precorsi catechistici sono legati generalmente al calendario scolastico, come emerge dalle domande classiche: «da voi la prima comunione in quale classe viene fatta? E la Cresima?»
Questo legame con la scuola crea tanta ambiguità sul senso del percorso di catechistico e sterilizza ogni ragionamento: si parla di esperienze personali di fede, di cammini individuali e familiari, ma poi c’è un livellamento fondato esclusivamente sull’età.
Soprattutto viene meno un elemento irrinunciabile del percorso formativo cristiano: la dimensione comunitaria. Che nel caso dei ragazzi presuppone un qualche coinvolgimento della famiglia, mentre assistiamo a un progressivo disimpegno delle famiglie riguasrdo all’educazione alla fede dei figli.
Servono esperienze che pongono al centro la relazione, la partecipazione attiva, la corresponsabilità. Così come serve il superamento di un modello che vede la catechesi come una proposta riservata solo ai più piccoli.
Occorre una “scossa”, un cambiamento, fosse soltanto di calendario: ad esempio non seguire l’anno scolastico, ma l’anno liturgico. Seguendo l’anno scolastico, ad esempio, nei momenmti principali i ragazzi sono assenti, come a Natale o a Pasqua.
Se vogliamo contribuire educativamente alla crescita delle nuove generazioni occorre tener presente che nelle famiglie non si sensibilizza più alla dimensione religiosa; che, quando iniziano il catechismo, molti bambini non sanno fare neppure il segno della Croce; che la quasi totalità dei ragazzi appena “possono” se ne vanno e non continuano nessun cammino e, almeno in parrocchia, non diventano adulti nella fede.
Il contesto culturale, sociale ed ecclesiale è profondamente mutato. Ma rimane invariato quello che anni fa ripeteva spesso un anziamo maestro: “i figli non sono molto bravi ad ascoltare i genitori ma sono bravissimi a imitarli”.
La personalità e i valori, o disvalori, degli adulti hanno il loro peso nel processo educativo, sulla crescita dei ragazzi e sul modo in cui, diventati adolescenti e poi giovani, sapranno rapportarsi con sé stessi, con gli altri e col mondo e affrontare i problemi che la vita pone.
Per questo è necessario un cambiamento sostanziale, sia nella proposta catechistica che nella mentalità di quelle famiglie che chiedono la comunione ol la cresima, ma non che ai loro figli venga data una seria offerta formativa.
Per dare un’idea generica riportiamo uno stralcio dell’omelia del parroco dell’8 settembre 2025, festa della Natività di Maria patrona della parrocchia:
«Leone XIV, lo scorso 17 giugno, ai vescovi italiani ha detto: «Non difendetevi dalle provocazioni dello Spirito…Guardate al domani con serenità e non abbiate timore di scelte coraggiose!».
Non difendersi dalle provocazioni dello Spirito e non temere di fare scelte coraggiose esige anche la forza di abbandonare modalità mentali e pratiche che hanno segnato la nostra storia, superando la nostalgia di come eravamo e di quello che facevamo, e che ancora continuiamo a fare, pur non essendo più come eravamo.
«Ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Mt 13,52). Le cose antiche sono il fondamento, le radici a cui anche oggi bisogna attingere per attivare le esperienze nuove che lo Spirito suggerisce.
«Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo» (Lc 5,36). Il vecchio è la forma legata alla situazione storica, difficilmente conciliabile col nuovo che siamo chiamati a costruire per rimanere fedeli alla missione affidataci dal Signore Gesù.
Solo un vero radicamento in Cristo consente di trovare la libertà e la forza di osare i cambiamenti necessari per rendere la vita parrocchiale ricca di Vangelo, generatrice di relazioni e di comunità e per trovare il coraggio di dire stop a tutto a quello che, di fatto, non aiuta a far crescere il senso di appartenenza alla comunità di fede e lascia spazio ai rapporti opportunistici, “usa e getta”, individuali e collettivi.
Per avviare il cambio di passo necessario saranno proposti laboratori differenziati, che esigeranno un effettivo protagonismo di ragazzi, giovani, adulti, anziani, e che vedranno anche la presenza di persone professionalmente preparate per aiutare il cammino sul piano relazionale, educativo e contenutistico.
Lo stop alle modalità e ai ritmi che interesserà il catechismo e altre esperienze, va valutato tenendo conto che l’alternativa è una proposta che vuole essere feconda e per questo più esigente e che richiede la disponibilità di persone che intendono mettersi in gioco.
Il concreto cambio di passo che vogliamo assumere, anche se arriva dopo anni di riflessioni, farà certamente discutere, ma una discussione seria, che guarda all’essenza dell’esperienza cristiana più che alla forma o alle proprie visioni o al proprio comodo, può rappresentare l’inizio di un nuovo e positivo approccio alla fede e di crescita del senso di appartenenza ecclesiale.
Maria nascente ci aiuta a pensare l’inizio di un nuovo anno pastorale non come una semplice ripartenza, ma come una nuova nascita: oltre a suscitare attese e speranze, ogni nascita rimescola le carte, incide concretamente su relazioni, ritmi, abitudini, prospettive e scelte».