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(Papa Francesco, Amoris letitiae, 72)

«Il matrimonio è una vocazione, in quanto è una risposta alla specifica chiamata a vivere l’amore coniugale come segno imperfetto dell’amore tra Cristo e la Chiesa. Pertanto, la decisione di sposarsi e di formare una famiglia dev’essere frutto di un discernimento vocazionale»

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SPOSARSI IN PARROCCHIA

Le coppie che intendono sposarsi, di norma, debbono contattare il parroco nell’anno precedente alla data ipotizzata. E comunque, prima di qualsiasi passo è bene chiedere informazioni direttamente al parroco in merito alla documentazione e i tempi necessari

Nel contesto attuale non ha senso guardare i confini parrocchiali, ma ha senso operare per rifare il tessuto umano e cristiano delle nostre comunità, imparando a pensare in modo relazionale e coltivando la cultura delle relazioni.

Per non ridurre la bellezza e significatività delle relazioni a rapporti solo formali e funzionali, coloro che non sono parrocchiani o non vivono la vita della comunità parrocchiale di Santa Marias o di Sant’Alessandro a Giogoli, saranno comunque accolti nelle due chiese, ma è bene che il Matrimonio venga celebrato dal parroco della coppia o da sacerdote con il quale la coppia ha una relazione.

Al di là delle intenzioni dei singoli, per non rischiare di ridurre tutto ad atti esteriori, emotivi e senza sufficiente fondamento, appare sempre più urgente ritrovare le basi della fede cristiana e l’importanza della dimensione comunitaria, anche per maturare la consapevolezza di quello che il matrimonio è in sé stesso e, in particolare, di ciò che è il matrimonio come Sacramento.

Partendo da queste necessità, vengono accolte anche coppie che non abitano nel territorio delle due parrocchie, ma che intendono iniziare un serio e continuativo percorso di fede in una delle due comunità parrocchiali.

Queste coppie, debbono però presentarsi al parroco almeno un anno prima della data delle nozze e comunque non oltre il mese di settembre dell’anno precedente, per fare insieme un percorso di evangelizzazione, che inizia della risurrezione di Cristo e dalla riscoperta del Battesimo.

«Il patto matrimoniale con cui l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento» (Canone, 1601)

 

«Il sacramento del matrimonio non è una convenzione sociale, un rito vuoto o il mero segno esterno di un impegno. Il sacramento è un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi, perché «la loro reciproca appartenenza è la rappresentazione reale, per il tramite del segno sacramentale, del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa. Gli sposi sono pertanto il richiamo permanente per la Chiesa di ciò che è accaduto sulla Croce; sono l’uno per l’altra, e per i figli, testimoni della salvezza, di cui il sacramento li rende partecipi» (Familiaris consortio, 94).

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Solo riscoprendo il dono dell’essere cristiani – nuove creature, figli di Dio, amati e chiamati a lui – è possibile una chiara riflessione e un sano discernimento sul sacramento del matrimonio e assumere con consapevolezza la propria responsabilità davanti a Dio e alla società.

Il risveglio della fede porta naturalmente a percepire la forza della grazia sacramentale presente nel matrimonio e a disporsi ad accoglierla nel miglior modo possibile.

Ecco perché è importante un cammino che aiuti a riscoprire la fede e a portarla a una maturità sempre maggiore.

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La condizione di coniugi va ben al di là di una relazione affettiva, confinata nella sfera privata, perché dà vita ad una realtà nuova, la famiglia, che ha un ruolo sociale ed ecclesiale fondamentale.

Con la celebrazione del matrimonio la coppia entra in uno stato permanente, quello di sposi, che esige un’attenzione specifica e anche il sostegno necessario da parte della comunità cristiana, per tradurre concretamente in pratica il progetto di vita assunto col matrimonio.

La grazia contenuta nel sacramento non agisce in modo automatico, ma richiede che i coniugi cooperino attivamente con essa, assumndo responsabilmente i compiti e le sfide che la vita coniugale presenta, anche vivendo la vita della comunità ecclesiale.

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Le crisi non sono “anomalie”, ma eventi “normali” anche della vita matrimoniale. Imparando ad affrontare le crisi e i momenti duri si matura nell’amore e l’unione ne esce rafforzata.

Per affrontare positivamente i momenti di crisi, soprattutto se duri, occorre essere umanamente preparati, avere solidi valori ed aver acquisito l’arte del discernimento, che consente di riconoscere per tempo le situazioni di sofferenza, le occasioni di pericolo da evitare, le immaturità e le ferite da superare.

È però necessario che gli sposi, nel loro percorso di coppia, non trascurino il rapporto con Cristo, ma piuttosto focalizzino il loro rapporto nell’incontro con lui, per nutrire sé stessi e il loro amore della sua presenza, sempre illuminante e sanante. 

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