Le origini altomedievali
La chiesa di Santa Maria a Scandicci ha una storia più che millenaria. La sua prima denominazione è Santa Maria a Greve. Il rimando al torrente Greve si deve al fatto che l’edificio era parte della primitiva borgata situata nei pressi del corso d’acqua, in un territorio a vocazione agricola e dunque scarsamente urbanizzato.
Dal 1937 tuttavia il nome ufficiale è di Santa Maria a Scandicci. Il riferimento, già presente in documenti medievali, è al castello di Scandicci Alto, che poi darà il nome alla città. La Comunità di Casellina e Torri, nata per volere granducale il 23 maggio 1774 e modificata nei confini il 27 aprile 1865, ai tempi di Firenze capitale, assume la denominazione di Scandicci con il Regio Decreto 2020 del 7 novembre 1929.
L’attestazione più antica riferita alla chiesa si trova in un documento datato 31 maggio 978: l’edificio risulta parte della dotazione assegnata alla Badia Fiorentina da parte della fondatrice, la contessa Willa, madre del marchese Ugo di Toscana.
Alla caduta dell’impero carolingio e alla conseguente divisione tra i figli di Ludovico il Pio, si era accesa in Germania la lotta tra diverse famiglie feudali. Tra queste si era imposta quella sassone degli Ottoni. La parte centro-settentrionale della Penisola Italiana, Toscana compresa, faceva parte del Sacro Romano Impero germanico e costituiva il Regno d’Italia, sotto l’autorità dal marchese del Friuli Berengario I, nipote di Ludovico il Pio.
In questo contesto la Toscana costituiva una Marca – o Marchesato – ovvero un territorio di confine che, come tale, aveva un importante ruolo strategico e militare. Lo Stato confinante era quello della Chiesa e dai rapporti con la Chiesa dipendeva la legittimità stessa del potere imperiale. Da qui la rilevanza della Toscana nel Regno d’Italia e nell’Impero, cui corrispondeva una notevole indipendenza da parte dei suoi marchesi.
Prima di Willa, Firenze era ancora una piccola città murata e stava crescendo di importanza, ma la sede del marchese era Lucca. È proprio con lei che Firenze scalza Lucca come sede del potere politico in Toscana.
Willa, nel 945 circa, aveva sposato Uberto, marchese di Toscana e duca di Spoleto, figlio illegittimo del marchese, poi re, di Provenza.
In quello stesso periodo il padre di Willa, Bonifacio I era subentrato al genero come duca di Spoleto.
Il marchese Uberto e papa Giovanni XII invitarono il re di Germania, Ottone il Grande, a scendere in Italia per raggiungere Roma, farsi incoronare imperatore e impadronirsi del regno d’Italia al posto del re Berengario II, di cui Uberto era vassallo.
In conseguenza di ciò, il 13 febbraio 962 re Berengario tolse a Uberto, in quanto vassallo ribelle, ogni diritto sul marchesato di Toscana e questi dovette fuggire; ma poco dopo, con l’arrivo di Ottone a Lucca a seguito della vittoria riportata su Berengario, Uberto rientrò in possesso dei domini toscani.
Una volta rimasta vedova, nel 968 circa, Willa si trasferì con il figlio Ugo, subentrato al padre come marchese di Toscana, da Lucca a Firenze, mettendo in atto uno spostamento di capitale ed elevando così la città al rango di centro decisionale dell’intera Toscana.
Di Willa non si conosce l’esatto anno della morte; sappiamo però che nella città sull’Arno volle la fondazione, nel 978, del monastero benedettino di Santa Maria di Firenze, ovvero della Badia Fiorentina.
È dunque tra le dotazioni che la contessa assegna alla Badia Fiorentina, comprendenti numerosi beni situati nel territorio fiesolano e fiorentino, tra cui il castello di Signa e quello di Scandicci, che troviamo la porzione di contado a sud di Firenze su cui già allora sorgeva una piccola chiesa successivamente nota con il nome di Sancta Maria de Scandiccio seu Greve, nel territorio su cui oggi sorge la città di Scandicci.
Insieme a questa, Willa pone come proprietà della Badia la chiesa di San Martino a Scandicci Alto (Sancti Martini de Scandiccio) che risulta, in numerose bolle pontificie e diplomi imperiali, essere l’unica che già all’epoca era designata con la denominazione di Scandicci.