Schema di Omelia Domenica 30 maggio 2021

Solennità della Santissima Trinità: Dt 4,32-34.39-40   Sal 32   Rm 8,14-17   Mt 28,16-20

Subito dopo la Pentecoste, la Chiesa ci propone la festa della Santissima Trinità, che non ci fa meditare su uno specifico evento della storia della salvezza, ma tutta l’opera della salvezza contemplando il mistero del Dio di Gesù Cristo, che è amore, comunione, comunicazione, dono.

Tutta la Scrittura, quindi anche le letture di oggi, più che parlare dell’esistenza di Dio, mostrano la sua vicinanza, il suo amore. Dio cammina con noi, è interessato alla nostra storia personale e comunitaria: «è Dio lassù nei cieli» ma anche «quaggiù sulla terra» (cfr Dt 4,39).

Mosè ribadisce che mai si è sentito dire che un popolo abbia udito la voce di Dio o che Dio si sia scelto una nazione e si sia comunicato a essa.  Questo Signore, al popolo che ha scelto per testimoniare al mondo la sua premurosa presenza, ha dato un ordinamento per regolare le relazioni con lui, ma anche quelle tra gli uomini e con la terra; con lo spazio e con il tempo che viene scandito da questo nuovo ordinamento. Tutta la vita viene marcata dalla centralità di Dio e dalla relazione con lui.

Questa centralità di Dio, però, col tempo è stata offuscata dalla legge, alla quale deve guardare ogni persona per metterla in pratica, riducendo la relazione con Dio a una norma, una regola, a una serie di obblighi per l’uomo.

Essendoci sempre un certo scarto tra la concreta situazione di ogni donna e di ogni uomo e la legge che, con tutte le sue piccole e grandi prescrizioni, intende normare tutto, porre la legge come centrale crea nell’animo umano delle zone di paura e una certa sensazione di schiavitù.

Quella che era la relazione fondante con il Signore, finisce in una grave decadenza e Gesù si scontra in modo tragico con coloro che pongono al centro la legge anziché Dio, tanto che viene condannato a morte proprio in nome della legge.

Contro questa schiavizzante logica della legge, Paolo nel brano della lettera ai Romani appena ascoltato, afferma con chiarezza che non abbiamo «ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura», ma «lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!» (Rom 8,15).

Questo Spirito che ci fa figli nel Figlio è lo stesso Spirito che ha risuscitato Gesù dai morti (Rm 8,11) e che suscita una vita vissuta come dono di sé. Chiunque si dona muore, ma lo Spirito attesta che questa vita imperniata sul modello pasquale una volta morta resuscita.

Vivere la comunione con Dio e con i fratelli è la nostra vita e la nostra missione. Il Signore Gesù non ci manda a portare al mondo una legge, se non quella dell’amore, ma ad annunciare che Dio è Padre, che siamo chiamati a vivere con lui un rapporto filiale e con gli altri un rapporto di fraternità.

Ci manda ad annunciare che siamo coinvolti nel dinamismo profondo che ha dato origine e sostiene ogni cosa, senza perdere la nostra soggettività. Non ci perdiamo in un’energia cosmica impersonale. Siamo coinvolti nella dinamica dell’amore, che valorizza ogni persona, che guarda ogni volto. E siamo coinvolti così come siamo, anche con le nostre imperfezioni.

La Chiesa che Gesù manda ad annunciare il Regno di Dio e la sua giustizia, è una Chiesa imperfetta. Addirittura zoppa, senza un pezzo, mancante di una delle colonne: «Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato» (Mt 28,16).

La Chiesa inviata ad annunciare e testimoniare l’amore di Dio, è perfino una Chiesa che dubita e un po’ ipocrita, giacché l’atteggiamento esteriore tenuto dagli undici non corrisponde alla loro predisposizione interiore: «Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono» (Mt 28,17).

L’imperfezione e anche la contraddizione segnano il cammino spirituale di ciascuno di noi; di ogni credente che si interroga, che si trova nella situazione del dubbio e anche dell’indifferenza.

Chi crede non è mai solo. Dio cammina con noi come concretamente siamo, come chiaramente afferma Matteo iniziando il suo vangelo con l’annuncio dell’«Emmanuele, che significa Dio con noi» (Mt 1,23) e chiudendolo con la promessa di Gesù: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!» (M 28,20).

Contemplare Dio Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, rigenera nella fede in Dio-amore; ci rinsalda in Dio Salvatore che si fa nostro compagno di strada e che, animati dallo Spirito, ci rende costruttori di relazione e di fraternità, di comunione e di comunità.

div#stuning-header .dfd-stuning-header-bg-container {background-color: #595959;background-size: cover;background-position: center center;background-attachment: scroll;background-repeat: no-repeat;}#stuning-header div.page-title-inner {min-height: 550px;}#main-content .dfd-content-wrap {margin: 0px;} #main-content .dfd-content-wrap > article {padding: 0px;}@media only screen and (min-width: 1101px) {#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars {padding: 0 0px;}#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars > #main-content > .dfd-content-wrap:first-child,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars > #main-content > .dfd-content-wrap:first-child {border-top: 0px solid transparent; border-bottom: 0px solid transparent;}#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width #right-sidebar,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width #right-sidebar {padding-top: 0px;padding-bottom: 0px;}#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars .sort-panel,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars .sort-panel {margin-left: -0px;margin-right: -0px;}}#layout .dfd-content-wrap.layout-side-image,#layout > .row.full-width .dfd-content-wrap.layout-side-image {margin-left: 0;margin-right: 0;}