Omelia Badia Fiorentina 18 febbraio 2021

Giovedì dopo le Ceneri (Dt 30, 15-20 – Salmo 1 –  Lc 9, 22-25)

All’inizio del nostro cammino quaresimale, la liturgia subito ci ricorda che per seguire il Signore bisogna rinnegare sé stessi, per potersi trovare nella verità di quello che siamo; prendere la propria croce, per partecipare alla gloria del Risorto; perdere la propria vita, per trovarla in pienezza (cfr Lc 9, 23-24).

Quello che Gesù chiede per mettersi alla sua sequela lo conosciamo bene, ma non basta conoscere: occorre declinare nella concretezza del nostro vissuto, personale e comunitario, quello che il Signore ci dice, per scegliere la vita e il bene nell’oggi della nostra esistenza terrena la vita (cfr Es 30,15)

Per evitare di rimanere intrappolati nelle situazioni e nelle valutazioni di sempre, che fanno solo vivacchiare e annebbiano il sentire e il pensare personale e comunitario, è necessario non aver paura di guardare le cose per quello che sono e non per come vorremmo che fossero e di sviluppare un sano senso critico ponendosi domande importanti, certamente non scontate, anche se scomode.

Per aprirsi all’azione dello Spirito e compiere scelte di vita e di bene (cfr Dt 30,15), è necessario aprire il cuore e la mente all’ascolto di quanto il Signore continua a dirci, anche attraverso le persone e gli avvenimenti.

«Gesù ci parla del futuro spalancato dalla misericordia del Padre» (Papa Francesco, messaggio per la Quaresima 2021). Affidandosi a Gesù, quindi, guardiamo al domani con speranza ed evitiamo di lasciarsi trascinare dalle situazioni e di volgere indietro il nostro cuore (cfr Dt 30,17). Ed evitiamo pure di porci sempre in difesa di fronte ad ogni ipotesi di cambiamento o di interpretare ogni accento critico come un attacco distruttivo.

Come singole persone e come comunità siamo in cammino e abbiamo costantemente bisogno di conversione, come espresso anche simbolicamente ieri col rito delle ceneri. Questo già dice mai tutto va bene e che il cambiamento è una costante e che deve coinvolgere l’intero nostro essere: il nostro sentire, il nostro pensare, il nostro agire.

Nel suo messaggio per la Quaresima, Papa Francesco ci ricorda che «ogni tappa della vita è un tempo per credere, sperare e amare. Questo appello a vivere la Quaresima come percorso di conversione, preghiera e condivisione dei nostri beni, ci aiuti a rivisitare, nella nostra memoria comunitaria e personale, la fede che viene da Cristo vivo, la speranza animata dal soffio dello Spirito e l’amore la cui fonte inesauribile è il cuore misericordioso del Padre».

Rigenerati da Cristo, rinnovati nella speranza dal soffio dello spirito e animati dall’amore inesauribile del Padre, troveremo anche la forza per affrontare fiduciosi le situazioni più complesse, evitando di sfuggirle rifugiandoci in tutti quegli alibi che utilizziamo per non cambiare mai.

Solo rinnovando il nostro incontro con Cristo eviteremo che le nostre riflessioni e i nostri atteggiamenti si collochino sempre un passo indietro rispetto alla verità delle questioni, con il rischio di lasciarsi colpevolmente sfuggire le opportunità che il Signore ci offre, per operare le scelte decisive per il futuro della nostra vita personale e comunitaria.

La nostra lettura della situazione e il nostro esame di coscienza, per essere corretti, devono basarsi sui fatti, non solo sulle convinzioni. Così come non ci si può fermare all’albero, senza guardare il suo frutto.

Da ogni lettura della situazione, così come da ogni esame di coscienza, scaturiscono decisioni che a volte richiedono coraggio e sempre necessitano di responsabilità. Del resto, anche l’immobilismo produce conseguenze e non esonera dalla responsabilità.

Il tempo di grazia e di riconciliazione che il Signore ci dona, esige che ci affidiamo unicamente alla sua misericordia (cfr Preghiera Eucaristica della Riconciliazione I).

Come singoli e come comunità, vivremo la sequela, l’annuncio e la testimonianza con gioia e fecondità, solo se ogni nostra azione è ispirata dal Signore, accompagnata dal suo aiuto e trova il lui, e non in altro, inizio e compimento.

«Se qualcuno vuol venire dietro a me…» (Lc 9,23). Parole che interrogano il cuore e il desiderio di ciascuno di noi e che ci invitano tenere fisso «lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,2) e a fare di lui la nostra priorità. Non possiamo, però, guardare a Gesù senza guardare anche alla sua croce e senza ricordare che nessuna croce può essere salvifica senza Gesù.

Rivisitando la fede che viene da Cristo vivo, potremo lasciarsi prendere, catturare, entusiasmare dalla relazione con lui. E potremo anche trovare il coraggio di domandarci fino in fondo cosa si deve davvero cambiare e cosa è necessario scegliere, per rispondere qui e ora alla sua chiamata e camminare con spirito nuovo verso la Pasqua.

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