Schema Omelia domenica 23 maggio 2021

Solennità di Pentecoste: At 2,1-11   Sal 103   Gal 5,16-25   Gv 15,26-27; 16,12-15

Come dimostra l’esperienza, nel tentativo di evitare qualcosa che, spesso, non accade, o di ripararci da quello che temiamo, ci costruiamo schemi e rifugi che poi diventano gabbie nelle quali rimaniamo imprigionati. Senza contare che quel che avviene davvero, almeno in parte se non del tutto, è quasi sempre inatteso.

Rimanere prigionieri delle nostre idee, delle nostre visioni, delle nostre paure, oltretutto, ci impedisce di sintonizzarsi con la realtà, di misurarsi con la concretezza degli eventi e con quello che realmente siamo.

Quello che assorbiva i nostri pensieri e le nostre preoccupazioni per il futuro prima dell’inizio del 2020, prima dell’esperienza della pandemia, in larga parte si è dimostrato inconsistente di fronte a ben altri e inattesi motivi di preoccupazione.

La pandemia ha sorpreso tutti. Un “tutti” che la prima lettura ripete in modo incalzante presentare una sorprendente novità, di ben altra natura.

I discepoli «stavano tutti insieme nello stesso luogo» (At 2,1) Lo Spirito «riempi tutta la casa» (At 2,2) dove si trovavano «e tutti furono colmati di Spirito Santo» (At 2,4), dando loro il potere di parlare in lingue rivolti a una folla di tutte le nazioni conosciute, al punto che tutti capivano, perché «ciascuno di loro li udiva parlare nella propria lingua» (At 2,6).

L’irruzione dello Spirito su tutti e tutto genera uno stupore e una meraviglia che può anche travolgere tutti noi se, in questo giorno, riviviamo con fede quell’avvenimento.

Gli Atti degli Apostoli, presentano lo Spirito con immagini che possono benissimo descrivere le caratteristiche dell’amore: fragore, vento e fuoco.

L’amore vero è incontenibile, non può essere silenziosamente trattenuto. Necessariamente si dona e non lascia mai le cose così come sono: sconvolge e riempie di vita, trasforma le persone e la realtà.

Lo Spirito, come l’amore, è come il vento: si diffonde, non ha confini, non può essere trattenuto, incasellato. Ed è come il fuoco, perché divampa e trasforma. Un cuore che ama è un cuore che brucia. Lo Spirito, come l’amore, ci cambia e non ci lascia più come prima: cambia i cuori e cambia le vicende.

Lo dice bene la sequenza che abbiamo pregato dopo la seconda lettura. Lo Spirito è «nella fatica, riposo; nel pianto, conforto». E gli abbiamo chiesto: «Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato».

Lo Spirito cambia i cuori, sblocca gli animi sigillati dalla paura, vince le resistenze, come ha fatto con gli apostoli che «danno testimonianza» (cfr Gv 15,27) fino ai confini del mondo. Ed è lo stesso Spirito che oggi ci spinge sulle strade del mondo per testimoniare e annunciare il Vangelo di salvezza, facendoci così sperimentare la salvezza che annunciamo.

Lo Spirito raggiunge anche le situazioni più impensate e apre sempre nuove vie, come testimonia lo stesso libro degli Atti degli Apostoli.

Proprio perché lo Spirito è amore, il suo frutto è l’unità, la comunione, il superamento di ogni perniciosa divisione.

Oggi più che mai percepiamo la fatica di capirci. È uno dei paradossi del nostro tempo: nonostante il moltiplicarsi degli strumenti di comunicazione, abbiamo sempre più difficoltà a comprenderci e a distinguere il vero dal falso.

La comunicazione è diventata violenta e senza argomenti. Si contrappongono gli slogan, ma non si approfondiscono le questioni.

Molti si conformano, pensando di trovare una certa sicurezza, molti altri restano in silenzio per timore, altri non vogliono compromettere la propria immagine, altri ancora pensano che non ne valga la pena.

Stiamo costruendo una nuova Babele: ciascuno è irrigidito nella sua “verità”, convinto, come gli uomini di Babele, che la sua torre porterà sicuramente al cielo, ossia alla realizzazione dei propri progetti, mentre rende immobili persone e strutture e crea ulteriori divisioni.

Negli Atti degli Apostoli i discepoli non parlano la lingua di tutti quelli che li ascoltano, ma vengono capiti da tutti. La Pentecoste non è omologazione, ma la comprensione dell’altro con le sue differenze e cammino comune verso «tutta la verità» (Gv 16,13) e la pienezza di vita. Proprio quello che a noi manca.

In questa nostra realtà, dove si fatica ad aprirsi e a capirsi, dove sembra impossibile poter sognare, c’è bisogno di genialità e di coraggio. C’è bisogno che lo Spirito con la sua impetuosità e il suo amore ci coinvolga e ci sconvolga.

Abbiamo davvero bisogno di una nuova pentecoste, che il fuoco dello Spirito scaldi i nostri cuori e infiammi le nostre comunità con quell’amore e quella creatività che possono salvare il mondo.

Vieni Santo Spirito!!!

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