Schema Omelia domenica 5 giugno 2022

Solennità di Pentecoste – Anno C: At 2,1-11   Sal 103   Rm 8,8-17   Gv 14,15-16.23-26

Nonostante il moltiplicarsi degli strumenti di comunicazione, facciamo sempre più fatica a comunicare, a vivere relazioni significative, a distinguere il vero dal falso.

La comunicazione è diventata violenta e senza argomenti. I social ospitano l’odio distruttivo, la politica è un esempio di contrapposizioni più basate su slogan per l’oggi che su concrete proposte per mettere oggi le fondamenta per il domani, le nazioni si fanno guerra.

Sembra che la cultura della divisione e del litigio sia sempre più ampia e diffusa. Il mondo appare sempre più scomposto e in lotta per la supremazia degli uni sugli altri.

È sempre più difficile trovare luoghi in cui si può discutere prestando attenzione ai contenuti e alle motivazioni dell’altro. Anche in ambito ecclesiale è difficile trovare contesti dove si vive la comunione delle differenze.

Ciascuno è irrigidito nella sua posizione ed è convinto che la sua torre porterà sicuramente al cielo, come quella che avevano in animo di costruire a Babele.

Ci sono sicuramente delle motivazioni che favoriscono la divisione e i conflitti. Alcune sono interiori, come la superbia. Altre esteriori, come la complessità dei problemi e le minacce oggettive che derivano da persone e situazioni.

Sembra che per cambiare rotta ci sia bisogno di uno scossone capace di mescolare le carte in tavola, come quello descritto dal libro degli Atti nel giorno di Pentecoste: tuoni e vento impetuoso, fiamme che scendono dal cielo, gli apostoli che parlano tutte le lingue.

La Pentecoste è narrata con la descrizione di fenomeni che sfuggono al controllo umano; viene resa attraverso immagini vigorose che suggeriscono l’idea di un’incontenibile esplosione di forza.

Vento, suono, fuoco sono segni che, nel linguaggio biblico, manifestano e nascondono il rivelarsi di Dio agli uomini.

Pentecoste è un evento rivoluzionario di cui non abbiamo ancora pienamente colto la portata. La sorgente è la Pasqua del Signore Gesù. È dall’evento della risurrezione che scaturisce la forza della vita e la potenza dello Spirito.

Non si può pensare all’effusione dello Spirito senza la risurrezione di colui che era stato crocifisso e non si può pensare la risurrezione senza l’effusione dello Spirito.

Lo Spirito «vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Questo ricordare non è quello di un ausilio a sostegno della nostra scarsa memoria su quanto ci ha detto Gesù. Se fosse solo un ausilio, oggi, potremmo facilmente farne a meno, perché basta il telefonino che portiamo in tasca, per collegarsi e consultare facilmente a un qualsiasi libro della Bibbia.

L’insegnare e il ricordare dello Spirito consentono a Cristo di radicarsi nella vita del discepolo e di far sì che il discepolo non sia un mero esecutore di ordini, ma uno che vive la parola ricevuta con la creatività di chi inventa strade nuove e scopre paesaggi inesplorati.

L’opera dello Spirito ci conduce sempre oltre. Anche oltre le incomprensioni e i conflitti: è evento di comunione, crea fraternità, compone le differenze, rende possibile l’unità e la pace.

La vita nuova dello Spirito è una vita che si spende e si compie nell’incontro con la sorella e il fratello con i quali condividiamo un comune destino.

La vita non può essere vissuta in pienezza se non è comunicata, condivisa, donata. Come la vita, anche la parola ricevuta va donata, altrimenti la vita si inaridisce e il fuoco dello Spirito si spegne.

Senza lo Spirito non riusciamo a uscire da una vita spirituale confinata in un’intimità che si specchia in sé stessa e che tradisce la chiamata a venir fuori dai cenacoli dell’intimismo, per far esplodere la vita che il Signore suscita dentro ciascuno di noi, per il bene di tutti.

Lo Spirito è la forza che ci sostiene, ma non si sostituisce alla nostra libertà.

Come abbiamo pregato nella “sequenza”, prima della proclamazione del Vangelo: non mancherà la fatica, ma lo Spirito sarà riposo; non mancherà la calura, ma lo Spirito sarà riparo; non mancherà il pianto, ma lo Spirito sarà conforto.

In questa Pentecoste, lo Spirito Santo scaldi il nostro cuore e illumini la nostra mente, per diventare apostoli della sua consolazione e della sua misericordia per il mondo; apostoli fondati sulla sua grazia, che tutto crea e tutto rinnova.

Vieni Santo Spirito!

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