XXXI Tempo Ordinario Anno C: Sap 11,22-12,2 Sal 144 2Ts 1,11-2,2 Lc 19,1-10
La vicenda di Zaccheo ci dice che per cambiare radicalmente la propria vita è necessario avere nel cuore una domanda importante e coltivare un forte desiderio.
La domanda e il desiderio, però, non possono essere solo sinceri, ma devono anche essere veri. Non possono limitarsi a un pio desiderio, ma devono essere accompagnati da un’effettiva disponibilità e dal coraggio necessari per avviare un cammino nuovo e dare una concreta svolta alla propria vita.
Disponibilità e coraggio che vediamo in Zaccheo, ma che, ad esempio, non vediamo al notabile ricco incontrato da Gesù poco prima.
Quell’uomo, profondamente religioso e che segue i comandamenti, con sincerità aveva chiesto a Gesù che cosa avrebbe dovuto fare per «ereditare la vita eterna». Ma quando Gesù gli dice di vendere quello che ha, di distribuirlo ai poveri e di seguirlo, «divenne assai triste perché era molto ricco» (cfr Lc 18,22-23).
Perché il rapporto con Gesù sia vero, come quello con noi stessi e con gli altri, non basta essere sinceri, ma dobbiamo anche fare i conti con la verità di noi stessi: coi nostri limiti, le nostre resistenze, i nostri disagi, le nostre paure, le nostre sicurezze.
Il radicale cambio di vita che la salvezza esige e produce, non avviene in modo automatico. Come emerge chiaramente dalla vicenda di Zaccheo, la salvezza è offerta gratuitamente, ma va cercata e, soprattutto, va concretamente accolta, dando una sterzata alla propria vita.
La possibilità di cambiare vita è offerta a tutti. Come dice la prima lettura, Dio non si stanca di sperare nell’uomo e cerca ostinatamente di riportarlo sul cammino che lo conduce alla pienezza della vita, anche correggendolo e ammonendolo (cfr Sap 12,2).
Zaccheo è un peccatore, considerato pubblicamente impuro a causa del suo lavoro di esattore delle tasse, che lo mette in contatto con il denaro raccolto a nome dei pagani oppressori e che gli consente di approfittare della sua posizione per speculare sulla gente.
Quest’uomo, capo dei pubblicani e ricco, che sembra affermato nel suo ruolo, fa di tutto per vedere Gesù, di cui ha sentito tanto parlare.
Non cerca di vederlo come personaggio ricco o socialmente importante, ma come una persona abitata dal desiderio di una conoscenza che va oltre la semplice curiosità.
Il vero desiderio rende creativi e trova il modo di superare ogni eventuale ostacolo. Zaccheo è piccolo di statura e non può vedere Gesù a causa della folla, allora corre avanti e sale su un sicomoro (Lc 19, 4), per poterlo vedere quando sarebbe passato su quella strada.
A questo punto il racconto prende un’altra direzione. È Gesù che cerca Zaccheo: alza lo sguardo, quindi lo considera; lo chiama per nome, dimostrando di conoscerlo; gli dice che vuole fermarsi a casa sua.
Se per gli altri Zaccheo è un peccatore (Lc 19,7), da tenere a distanza, uno di cui parlare, ma senza rivolgergli la parola, per Gesù è figlio di Abramo (Lc 19, 9), erede di una promessa che è per grazia.
Gesù non chiede a Zaccheo di smettere di rubare e di distribuire i suoi beni ai poveri, ma soltanto di potersi fermare a casa sua. Basta questo a trasformare la vita di Zaccheo: pieno di gioia, da cercatore si sente cercato.
Senza l’esperienza di essere cercati, la vita di fede si riduce ad uno sforzo solitario e sterile, che genera quella tristezza che ha avvolto il notabile ricco, per il quale lasciare le proprie ricchezze sarebbe solo un dovere a cui obbedire per sentirsi a posto.
Zaccheo, già in ricerca, cambia nel momento in cui si sente visto, conosciuto, chiamato, ritenuto degno di accogliere il dono della presenza di Gesù, che gli si offre gratuitamente.
È proprio questa esperienza di intimità con il Signore, che rende Zaccheo pieno di gioia e che produce in lui il desiderio di un cambiamento totale: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza» (Cfr Lc 19, 8-9).
Quest’episodio mi pare dica che, oggi come allora, per incontrare il Signore bisogna mettersi in ricerca senza chiusure mentali e con la disponibilità a fare anche quello che, al momento, sembra impensabile o impossibile.
Incontrare un amore senza condizioni porta ad amare. Incontrare un Dio che non fa prediche, ma che dona la sua amicizia, fa rinascere.