Schema Omelia Primo gennaio 2023 – Giornata Mondiale della Pace

Solennita Maria Madre di Dio – LVI Giornata Mondiale della Pace: Nm 6, 22-27   Sal 66   Gal 4,4-7   Lc 2,16-21

Fratelli e Sorelle

La vita è novità, costante divenire. Celebriamo ogni anno il Natale, per sintonizzarci con questo evento così come siamo, diversi ogni volta: la vita e la storia ci trasformano e ci conducono a una maggiore conoscenza di noi stessi e del mondo.

Pensare di poter rimanere uguali è un’illusione e rende vecchi nello spirito. Del resto, come diceva il filosofo francese Joseph Joubert, coloro che non cambiano mai le proprie opinioni, indipendentemente da quel che accade, amano più sé stessi di quanto amano la verità.

Indipendentemente dagli accadimenti che segneranno la nostra vita personale, sociale e politica di questo nascente 2023, se alziamo lo sguardo per contemplare il volto del Padre e ascoltate la voce del Verbo che si è fatto carne e se viviamo responsabilmente il nostro essere nel mondo, potremo anche essere fortemente provati, ma nessun evento potrà schiacciarci.

Il brano del vangelo di oggi non narra nessun evento particolare. Il fatto, l’evento centrale, è già avvenuto: la nascita di un bambino che gli angeli annunciano come il Salvatore, il Cristo Signore (cfr Lc 2,11)

Quello che abbiamo ascoltato, però, ci dice come porsi di fronte all’evento dell’incarnazione e ai fatti della vita e che il mettersi in cammino verso il nuovo porta frutto: i pastori andarono e trovarono.

Il primo atteggiamento da assumere è quello di Maria. Un atteggiamento di ascolto e di obbedienza, che custodisce e medita gli avvenimenti per coglierne il filo che li lega tutti.

Bisogna anche far tesoro, però, dell’atteggiamento dei pastori, che, arrivati alla grotta, dopo aver visto il bambino «riferiscono ciò che del bambino era stato detto loro» (Lc 2, 17). Si fanno annunciatori di quello che hanno udito sull’identità di questo bambino. E, poi, si fanno annunciatori anche di quello che hanno visto: «se ne tornarono, lodando e glorificando Dio per tutto quello che avevano udito e visto» (Lc 2, 20). Non solo udito, non solo visto. Ma udito e visto.

Colmi di gioia per essere stati raggiunti da un evento di salvezza, condividono la loro esperienza con gli altri e glorificano Dio. Ecco l’atteggiamento da tenere: non stancarsi mai di cercare, accogliere, condividere, glorificare Dio per i segni del suo amore che sappiamo vedere e riconoscere nella nostra vita.

Come sappiamo, per iniziativa di Paolo VI, da cinquantasei anni, ogni primo gennaio la Chiesa celebra la Giornata Mondiale per la Pace.

Nel messaggio di questo anno – «Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Copvid-19 per tracciare insieme sentieri di pace» – papa Francesco, dopo aver detto che «non possiamo dimenticare come la pandemia abbia toccato alcuni nervi scoperti dell’assetto sociale ed economico, facendo emergere contraddizioni e disuguaglianze» (2), afferma che «è ora di prendere un tempo per interrogarci, imparare, crescere e lasciarci trasformare, come singoli e come comunità; un tempo privilegiato per prepararsi al “giorno del Signore”». E aggiunge che «abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo» (3).

Le parole del papa, in sostanza, ci dicono che è doveroso partecipare attivamente non solo alla vita della Chiesa, ciascuno secondo i suoi doni e la sua vocazione, ma che è altrettanto doveroso partevipare alla vita della società, perché i sentieri della pace passano per la via del dialogo, della collaborazione, della responsabilità.

Dopo che Caino ha ucciso il fratello Abele, il Signore gli domanda: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Con la sua risposta, «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?» (cfr Gen 4,9), è come se Caino dicesse al Signore: cosa mi chiedi? Non ho alcun dovere verso mio fratello.

Come molte volte avviene anche oggi, Caino usa il ragionamento per sottrarsi a una verità scritta nelle cose: ogni essere umano è costituitocustode per l’altro e del creato.

Come dice papa Francesco nel suo messaggio «Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune» (n° 5).

La pace va certamente invocata da Dio, come facciamo oggi con la nostra preghiera, ma occorre anche assumere, nella nostra quotidianità, atteggiamenti capaci di creare veri sentieri di pace, anche contribuendo a far si che la Repubblica possa rimuovere gli ostacoli che limitano o impediscono la libertà e l’uguaglianza di tutti e di ciascuno, come ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno, citando l’articolo tre della nostra Costituzione

La Repubblica, di cui parla l’articolo tre, non è cosa altra da noi. Ecco perché è necessaria maggiore responsabilità civica e un nuovo protagonismo nella vita sociale e politica da parte di ciascuno di noi.

Per questo 2023 che sta iniziando, a me, a voi qui presenti e all’intera città di Scandicci, auguro – e per questo prego -maggiore capacità di ascolto, di relazione e di coinvolgimento comunitario. L’ascolto è condizione indispensabile per capire persone e situazioni e per mettersi in gioco cercando di costruire insieme le risposte alle sfide che ci stanno davanti, per costruire una comunità cittadina più coesa, più equa e più fraterna.

Maria, Madre di Cristo e Madre della chiesa, ci accompagni nell’accogliere e nel rispondere alla chiamata che il Signore rivolge a ciascuno di noi per il bene di tutti.

Papa Francesco Messaggio Pace 1-1-23

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