Schema Omelia domenica 16 aprile 2023

Seconda domenica di Pasqua A: At 2,42-47  Sal 117 (118)   1Pt 1,3-9   Gv 20,19-31

Le narrazioni evangeliche ascoltate nella liturgia di Pasqua ci hanno fatto vedere che dal sepolcro vuoto scaturisce un nuovo percorso della fede.

Il giorno di Pasqua tutti sono in cammino, ma quando incontrano il Risorto non lo riconoscono, perché lo cercano con i loro preconcetti e le loro attese tutte umane, come Maria di Magdala, che cerca il corpo di un defunto, e i discepoli di Emmaus, che avevano seguito Gesù perché speravano che fosse lui a liberare Israele

Le varie narrazioni evangeliche, compresa quella che abbiamo ascoltato oggi, mostrano che il cammino della fede iniziato con il ritrovamento della tomba vuota, al di là dei nostri passi, consiste nel lasciarsi trovare dal Risorto.

È sempre lui a trovare noi, quando e come vuole, come ha fatto con la Maddalena e con i discepoli di Emmaus, che pur vedendolo e parlando con lui non lo riconoscono, fino a quando non è lui a rivelarsi.

Il brano che abbiamo ascoltato ci fa anche capire che il percorso iniziato al sepolcro non conduce solo a riconoscere il Signore Risorto, ma anche a scoprirlo come il proprio Signore, il proprio Dio.

Il primo giorno di Pasqua volge al termine, l’annuncio della risurrezione è stato portato, ma i discepoli sono ancora chiusi nel Cenacolo, nel luogo dove Gesù ha consegnato la sua vita per amore.

Ed è proprio nel cenacolo, mentre sono chiusi per timore dei Giudei, che «venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”»  (Gv 20,19). E poi torna, otto giorni dopo, per incontrare Tommaso, che la sera di Pasqua era assente e che gli altri non erano riusciti a convincere di averlo visto vivo.

Non lo hanno convinto, perché non hanno ancora fatto il salto della fede e sono rimasti chiusi come prima di averlo visto.

Comunità cristiane chiuse e rassegnate, paralizzate dalla paura di sbagliare, ripiegate sul ritmo di schemi e abitudini senza vita, non possono certamente testimoniare, e meno ancora convincere, che Cristo è risorto.

La vita nuova comunicata dal Cristo risorto può essere testimoniata solo da comunità vive; da comunità in cui si vive la libertà dello Spirito donata proprio dal Risorto.

Come ha fatto con i primi discepoli, il Signore raggiunge anche noi nelle nostre chiusure, personali e comunitarie; non cessa mai di venirci incontro nelle nostre paure e nei nostri dubbi; non si stanca mai di tenderci la mano per rialzarci dalle nostre cadute.

Tommaso, quando sente la voce di Gesù che gli parla, non ha più bisogno di alcuna verifica. Anzi, nel Cristo risorto vede Dio ed esprime la professione di fede più alta e completa che troviamo nel vangelo di Giovanni «Mio Signore e mio Dio» (Gv 20, 28).

Delle persone che si trovano nel cenacolo radunate attorno al Risorto, conosciamo a malapena alcuni nomi, ma sono loro all’origine della nostra fede, del nostro essere e del nostro stare insieme come popolo di Dio.

La fede nostra fede in Cristo risorto, infatti, si fonda sulla loro esperienza. È sul loro annuncio e sulla loro testimonianza che si costruisce tutta l’avventura cristiana.

Sono loro a ricevere il dono della pace e lo Spirito Santo che abita la Chiesa, dove ancora oggi si invoca e si riceve il perdono e la vita nuova.

Giovanni Paolo II ha dedicato questa seconda domenica di Pasqua alla Divina Misericordia, proprio per manifestare l’intimo legame tra la misericordia e l’evento pasquale (Cfr 1Pt 1,3).

La misericordia di Dio non è la consolazione di un momento o il sollievo di una carezza che passa – effimera anche se necessaria e bella – ma una speranza sempre viva.

La misericordia di Dio che scaturisce dal mistero pasquale del Cristo Crocifisso e Risorto, ci apre la porta al nuovo, al futuro, e ci rigenera continuamente alla fede, alla speranza, alla gioia, alla pace e al perdono.

Invocare e accogliere la misericordia, significa trovare ragioni di vita, nella vita del Risorto.

div#stuning-header .dfd-stuning-header-bg-container {background-color: #595959;background-size: cover;background-position: center center;background-attachment: scroll;background-repeat: no-repeat;}#stuning-header div.page-title-inner {min-height: 550px;}#main-content .dfd-content-wrap {margin: 0px;} #main-content .dfd-content-wrap > article {padding: 0px;}@media only screen and (min-width: 1101px) {#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars {padding: 0 0px;}#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars > #main-content > .dfd-content-wrap:first-child,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars > #main-content > .dfd-content-wrap:first-child {border-top: 0px solid transparent; border-bottom: 0px solid transparent;}#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width #right-sidebar,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width #right-sidebar {padding-top: 0px;padding-bottom: 0px;}#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars .sort-panel,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars .sort-panel {margin-left: -0px;margin-right: -0px;}}#layout .dfd-content-wrap.layout-side-image,#layout > .row.full-width .dfd-content-wrap.layout-side-image {margin-left: 0;margin-right: 0;}