Omelia Badia Fiorentina 13 dicembre 2023

Seconda Settimana di Avvento – Santa Lucia Vergine e Martire: Is 40,25-31   Sal 102   Mt 11,28-30

«Dio eterno è il Signore, che ha creato i confini della terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile» (Is 40,29). Ascoltando queste parole, si potrebbe pensare che Dio sia indifferente alle nostre fatiche e alle nostre sofferenze.

L’intelligenza di Dio, però, è strettamente amalgamata al suo amore, come fanno chiaramente capire le parole successive. Dio si china sulla nostra fragilità: «dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato» (Is 40,30).

A queste rassicuranti parole fanno eco quelle pronunciate da Gesù, nel brano del vangelo che abbiamo ascoltato: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28).

Gesù rivolge il suo invito, non a un gruppo ristretto di amici, ma a tutti coloro che sono stanchi e oppressi dalla vita. A tutti coloro che hanno il cuore affaticato dalle delusioni e dalle ferite del passato, dalla pesantezza dei fardelli del presente, dalle incertezze e preoccupazioni per il futuro.

«Venite». Come prima cosa Gesù invita a muoversi, a reagire, a non restare immobili a pensare su quanto sia ingiusta la vita, su quanto siano ingrati gli altri, su come sia cattivo il mondo e così via.

«Venite a me». La via di uscita, in ogni situazione, è dinamica: sta nella relazione, nel tendere la mano, nell’alzare lo sguardo. Bisogna, però, sapere dove e da chi andare. Tante mete sono illusorie: promettono ristoro e invece sono solo distrazioni passeggere, lasciando poi nella solitudine e nell’amarezza.

Gesù è il Maestro che indica la strada, ma anche colui che guarda con compassione a quelli che faticano a portare i pesi di cui sono caricati; colui che apre le porte del suo cuore agli stanchi e agli oppressi. Non indica solo la strada: lui stesso è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6).

Il «ristoro» che troviamo nel suo cuore ci esorta ad entrare in una logica nuova, radicalmente rivoluzionaria: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita» (Mt 11,29).

Prendere il giogo di Cristo non fa certo superare in modo quasi magico i problemi della vita, ma fa sentire il loro peso in modo diverso. Soprattutto ci fa sentire che Cristo stesso porta con noi, e anche per noi, i pesi quotidiani e i pesi straordinari che derivano da scelte e vicende che ci mettono a dura prova.

Scelte e vicende come quelle che ha fatto e vissuto Lucia, la vergine siracusana morta martire sotto la persecuzione di Diocleziano, di cui oggi facciamo memoria.

Com’è noto, dopo aver fatto voto di verginità e rinunciato alle nozze con un giovane scelto dalla famiglia, il fidanzato la denunciò al magistrato come cristiana, sperando di ottenere così il cambiamento della sua decisione. Lucia affrontò con fermezza il giudizio. Il suo rifiuto di sacrificare agli dei le costò la vita: viene decapitata il 13 dicembre dell’anno 304.

La vicenda della giovane Lucia ci richiama tutti alla fedeltà a Cristo e ci ricorda che l’annuncio cristiano non può risuonare solo nel segreto della coscienza o all’interno delle chiese, ma deve toccare realmente la vita di ogni credente, anche nella sua dimensione pubblica, soprattutto nel momento delle scelte decisive, che non sono mai facili.

L’annuncio e la testimonianza di Cristo devono essere portati e vissuti – con coraggio, dolcezza, libertà e franchezza – in ogni ambito di vita e di lavoro.

La fede dona la certezza della presenza del Signore nella propria vita: una presenza liberante che consente di vivere e amare il momento presente, con quella possibilità di dono totale, offerta solo a coloro che sanno che il senso ultimo delle cose va ben oltre il momento presente.

Per l’etimologia del suo nome dal latino Lux, luce, la tradizione e la devozione popolare hanno sempre invocato Santa Lucia come protettrice della vista.

A Santa Lucia, vergine e martire, chiediamo di intercedere per noi, affinché sappiamo guardare a Gesù e andare da lui a cercare il giusto e necessario ristoro, per essere capaci di prendere su di noi il suo giogo e per vedere le cose umane con la luce di Cristo e, con questa luce, illuminare il mondo con la sua verità e la sua misericordia.

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