Bilancio Sociale 2014 Fondazione Spazio Reale Impresa Sociale

La relazione al Bilancio Sociale 2014 della Fondazione Spazio Reale Impresa Sociale rappresenta il mio ultimo atto ufficiale al Progetto Spazio Reale, i cui primi passi sono iniziati nel 1995.

RELAZIONE DI MISSIONE

Il Centro Polifunzionale di Coesione Sociale e Intercultura Spazio Reale è un progetto che nasce nel 1995 con la prima riorganizzazione fisica dei locali della parrocchia di San Donnino a Campi, in un territorio più volte definito “periferia delle periferie”, caratterizzato da forti lacerazioni e conflitti sociali, anche a causa della numerosa presenza di cittadini cinesi concentrati in un piccolo lembo di territorio. Agli inizi degli anni ‘90 si stimavano circa 2000 cittadini cinesi a fronte di una popolazione italiana di poco inferiore alle 3300 unità.

Spazio Reale nasce come laboratorio costante d’incontro e di confronto fra esperienze, abilità, culture, fedi, ispirazioni diverse e come risorsa per l’intera collettività, sempre mancante di luoghi e di occasioni d’incontro, di formazione, di aggregazione sociale, culturale e ludica, nonché bisognosa di ricostruire il proprio tessuto relazionale e di far crescere nelle persone il senso di appartenenza alla comunità.

Spazio Reale nasce come “spazio comune”, aperto a tutti ma non a disposizione di tutti. Un luogo che offre opportunità fisiche e digitali, che domanda l’accoglienza ed il rispetto di alcuni principi e regole fondamentali, funzionali non solo a rendere ordinata e positiva la contemporanea fruizione dell’ambiente nel rispetto delle persone e delle cose, ma anche e prima di tutto ad orientare alla visione globale e valoriale e al senso civico che Spazio Reale vuole testimoniare e trasmettere. Un luogo che si sceglie di frequentare, non solo per le strutture e le attrezzature che offre, ma per i valori di riferimento, per le scelte educative che si compiono e per le opportunità di socializzazione e di confronto comunitario che sono possibili, sia sulle piccole questioni quotidiane che sulle grandi sfide con le quali siamo chiamati a misurarsi.

Spazio Reale ha sempre operato tenendo presente che il mondo che oggi abitiamo è globale e interattivo; che è richiesta una costante interazione, oltre che tra persone e popoli, anche tra dimensione materiale, immateriale, spirituale, intellettuale e manuale. Un mondo dove non si può semplicisticamente porre in alternativa l’ambito fisico a quello digitale.

La stessa “rete”, infatti, non è solo uno strumento, ma anche un ambiente, che contribuisce a cambiare la percezione delle cose, l’esercizio delle capacità umane e il modo di ragionare, che di fatto influisce, in maniera reale, sulla costruzione e la qualità delle relazioni, della propria personalità e della stessa comunità.

Prima di soffermarsi sulla vision e la mission, può essere utile ricordare che – su un terreno di circa 26000 mq – dal 2001 sono stati realizzati un Auditorium, certificato per 1000 posti a sedere; sale per incontri e momenti di aggregazione; saletta incisione; bar-pizzeria; polo sportivo con palestra e campetti per calcetto, basket, pallavolo; un Parco ludico interattivo per tutte le età denominato OltreGioco (non solo gioco); aule didattiche; uffici; un certo numero di camere per foresteria.

Il Progetto Spazio Reale, nel tempo, si è dato una specifica forma giuridica. Dal 1° gennaio 1999 ha assunto la veste di Ramo Onlus della Parrocchia di San Donnino a Campi, con la denominazione di Centro Parrocchiale Spazio Reale, il quale, con atto notarile del 27 dicembre 2004, ha dato vita all’attuale Fondazione Spazio Reale, regolarmente iscritta all’apposito Albo Regionale.

La vision di Spazio Reale può facilmente essere ricondotta a tre punti cardine:

  • Persona Umana e Bene Comune. La persona nella sua integralità, assieme al bene comune, è posta come base e orizzonte dell’agire. Per questo viene favorita la relazionalità, quale dimensione costitutiva della persona, prestando particolare attenzione alla dimensione educativa del contesto, ritenendo l’educazione essenziale e trasversale ad ogni azione.
  • Educazion Intesa non come semplice moltiplicarsi di conoscenze e neppure come assimilazione passiva, bensì come abitudine della mente a farsi attiva e a porsi domande, per rendere la persona competente e responsabilmente interattiva, verso la complessità che caratterizza in primis lo stesso essere umano e il contesto nel quale la persona stessa vive e opera.
  • Apertura e Trascendenza. Lo sviluppo – personale, economico e sociale – è veramente tale se coinvolge attivamente persone e popoli, ponendo sempre al centro la persona. Una persona aperta ad una continua trascendenza e mai chiusa né ripiegata su se stessa; una persona che sa guardare all’altra persona per quello che essa è, nel suo valore e nella sua dignità, e non come a un mero strumento con cui rapportarsi e da utilizzare per il conseguimento dei propri scopi; una persona in costante ricerca, aperta anche alla possibilità dell’incontro con l’Altro.

Spazio Reale è un’esperienza che nasce e si muove sulla visione cristiana dell’uomo e del mondo, senza particolari caratterizzazioni confessionali. Potremmo addirittura dire che non si pone in modo non confessionale proprio perché si ispira alla visione cristiana dell’uomo e del mondo.

È, infatti, la fede in Gesù Cristo e l’attenzione all’uomo concreto che vive in uno specifico territorio e in questa stagione storica, che, da prete, mi hanno portato a pensare ed a cercare di dar vita a questa articolata e complessa esperienza, avendo sempre nel cuore e nella mente le parole del Catechismo degli Adulti della CEI del 1980, “Signore, da chi andremo?”, che, nel 1984, utilizzai nella lettera con la quale annunciavo le dimissioni dal sindacato per entrare in Seminario: “L’uomo, qualsiasi uomo, è l’eterno roveto ardente di Dio, il permanente luogo della Sua manifestazione… Amare Dio significa incontrare l’uomo e servirlo; fare il cammino con l’uomo vuol dire incontrare Dio principio e ragione di ogni amore” (cap. 32).

Sappiamo bene, però, che quando dai principi si passa alla concretezza storica, dicendo o facendo qualcosa di preciso, si dice o si fa qualcosa di opinabile ed anche di controverso.

L’esperienza di Spazio Reale rientra proprio nell’opinabile e nel controverso, perché, in qualche misura, rappresenta un tentativo concreto di rispondere, con modalità ritenute adeguate e necessarie alla contemporaneità e al contesto, a quella che sempre più chiaramente appare essere una sfida impegnativa e urgente: ricostruire il tessuto relazionale delle nostre comunità, attraverso il recupero dei valori cardine della convivenza ed un vero e proprio scambio educativo, mettendo al centro il valore della persona e il bene comune e senza lasciarsi abbagliare da impossibili letture antropologicamente neutre della realtà.

La particolarità di Spazio Reale è quella di rappresentare una concreta proposta non diretta ad una particolare fascia della popolazione, come i ragazzi o gli anziani, o ad alcune particolari situazioni di disagio, come normalmente avviene per la maggioranza delle encomiabili opere sociali alle quali siamo abituati dentro e fuori l’ambito ecclesiale, bensì all’intera comunità, colta nella quotidianità del suo vivere.

La mission di Spazio Reale, dunque, può essere identificata nella comunità, intendendo con questa la vita ordinaria e quotidiana dei singoli, delle famiglie e delle varie formazioni sociali, che compongono quella rete che costituisce la comunità nella quale viviamo.

In questa ottica, Spazio Reale, “cittadella della comunità”, opera per favorire l’inclusione, la coesione sociale e i rapporti interculturali, attraverso la costante interazione tra persone, generazioni e culture, nella consapevolezza che qualsiasi scelta o azione che tende a rispondere a specifici bisogni dei cittadini (giovani, anziani, coppie, disoccupati, stranieri, ecc.) vada sempre vista e messa in atto come un’azione rivolta all’intera comunità, evitando improprie separazioni.

Ad esempio, i cittadini stranieri non trovano a Spazio Reale un centro loro riservato, ma possono usufruire di servizi specifici in un contesto che li aiuta a interagire con altri cittadini che vivono e operano sul territorio, indipendentemente dal luogo di nascita e di provenienza. Lo stesso vale per le persone con disabilità, che a Spazio Reale trovano attività loro dedicate, ma in un contesto che offre opportunità di interazione e condivisione più ampie. Stessa cosa per i ragazzi, i giovani, gli anziani…

Nella sostanza, Spazio Reale, con le iniziative che promuove e con quelle che ospita, sostiene e testimonia che la frontiera contemporanea dell’impegno (vista come autentica sfida culturale) va individuata nella quotidianità ordinaria: dalla questione educativa alla necessità della prevenzione, dalle varie criticità sociali, comprese le devianze e la questione della legalità, alla ricostruzione del senso e della vita di comunità.

Un’icona di quanto detto può essere individuata nelle presenze, che il bilancio sociale mette bene in evidenza.

Nel 2014, nonostante le difficoltà economiche e la riduzione delle iniziative promosse direttamente, sono state registrate oltre 160.000 presenze: il 54,8% provenienti dal Comune di Firenze, il 20,4% dal Comune di Campi Bisenzio, il 15,9% da vari Comuni dell’area fiorentina, l’8,9% da altre zone. Il 62,8% sono donne ed il restante 37,2% uomini. Per avere un’idea ancor più precisa può essere interessante vedere anche la distribuzione delle presenze per fascia di età. 1-4 anni 3,5%; 5-11 anni 15,6%; 12-17 anni 18,9%; 18-25 anni 14,4%; 26-45 anni 23,7%; 46-65 anni 18%; oltre 65 anni 5,9%.

Il fatto che Spazio Reale nasca in un territorio di raccordo tra periferie – Campi Bisenzio, Firenze, Signa – dove si registra una forte presenza di cittadini provenienti da paesi diversi, rappresenta indubbiamente una peculiarità e ne connota il suo patrimonio di esperienza, anche sul piano elaborativo oltre che su quello fattuale. Sarebbe però assai riduttivo circoscrivere a questo la proposta e l’esperienza di Spazio Reale.

Come già detto, Spazio Reale è un ambito pensato come agorà di una città sempre più plurale; come laboratorio continuo di confronto, ma anche di contrasto e superamento delle marginalità, nonché di quella povertà esistenziale, culturale e sociale, che deriva dal diffondersi dell’individualismo, dal lacerarsi delle relazioni interpersonali e comunitarie, dall’assenza di vere opportunità di incontro e di luoghi significativi di riferimento.

Spazio Reale, declina i propri valori di riferimento e la complessa e articolata serie di iniziative e attività attorno a tre ambiti nodali: la famiglia (rapporti fra le generazioni; sostegno alla relazione di coppia e alla genitorialità; accompagnamento scolastico, attenzione e azioni per le varie disabilità; spazio ludico-interattivo; ecc.); il lavoro (orientamento e sostegno nella ricerca di lavoro; formazione professionale; percorsi sul senso e sul valore del lavoro sia per la propria vita personale che per la società; supporto alla creazione di nuova impresa, ecc.); i processi migratori e l’interculturalità (servizi ai migranti per l’inserimento nel tessuto sociale ed economico locale; spazi e proposte tesi a far interagire quotidianamente e in progetti comuni di cittadinanza, cittadini italiani e stranieri, ecc.).

Per maggiore concretezza, basta ricordare le iniziative più importanti, come:

  • Biblioteca All Digital, fornita di numerosi e-book e riviste, la cui dotazione è in continuo ampliamento, con l’aggregatore di contenuti Primo® Ex Libris.
  • Polo Teleformazione TRIO, gestito in collaborazione con i Centri per l’Impiego con il coordinamento della Provincia.
  • Punto Accreditato PAAS (Punti per l’Accesso Assistito ai Servizi e a internet), un luogo dove i cittadini, italiani e stranieri, possono trovare un facilitatore e la possibilità di una formazione di base.
  • Sostegno scolastico e culturale, alfabetizzazione e percorsi formativi informali, non formali e formali, essendo la Fondazione Spazio Reale agenzia formativa accreditata presso la Regione Toscana. Ad esempio, vengono svolti corsi di alfabetizzazione, corsi obbligatori come HACCP, apprendistato, percorsi relativi ai processi interculturali, ecc.
  • Servizi “cittadinanza” per e con gli immigrati, per favorire e accompagnare un positivo inserimento socioculturale e lavorativo nella realtà territoriale.
  • Sportello di orientamento, inserito nell’elenco regionale, sezione provinciale, per lo svolgimento di servizi al lavoro, al fine di favorire l’incontro tra domanda ed offerta locale di lavoro, formazione ed istruzione. È già predisposta, ma non ancora on line, una piattaforma di Ricerca-Offerta Lavoro interattiva, che consente un accesso semplice ad informazioni utili per una seria ricerca del lavoro e delle condizioni migliori per sviluppare autoimprenditorialità; offrirà e renderà disponibili e facilmente usufruibili anche le opportunità, sia lavorative che formative, che il territorio offre.
  • Servizi e percorsi di sostegno alla genitorialità, attività laboratoriali volte a promuovere il dialogo e l’ascolto empatico fra genitori e figli, a sperimentare modalità alternative di gestione dei conflitti, a riconoscere i bisogni reciproci cogliendo l’importanza delle regole e del rispetto dei ruoli all’interno della famiglia.
  • Parco Interattivo per tutte le età, dove i giochi e le attrezzature presenti favoriscono l’aggregazione e il gioco di squadra ed aiutano chi ha difficoltà di socializzazione. Viene prevalentemente utilizzato per favorire l’integrazione tra bambini e famiglie italiane e straniere, nonché come spazio interattivo ludico-motorio per anziani e persone con disabilità e con finalità di prevenzione.
  • Spazio Recettivo, “La Cittadella”, utilizzata in Convenzione con l’Azienda Regionale DSU, per studenti italiani e stranieri per un progetto di interazione e Intercultura.

Sarebbero dovute partire altre iniziative, ma le difficoltà economiche non lo hanno permesso, come il progetto di “navigazione multimodale delle notizie attraverso storie, luoghi, personaggi e date”, con la Direzione Strategie Tecnologiche Rai; i Percorsi con ausili digitali – anche per insegnanti e famiglie – per la dislessia e altri disturbi specifici dell’apprendimento; il Centro di Documentazione Digitale, che avrebbe voluto specializzarsi, raccogliendo e organizzando – per renderlo organicamente fruibile e comparabile – il materiale digitale (legislazione, e-book, ricerche documenti, ecc.) relativo ai seguenti ambiti: la disabilità (per questo abbiamo un protocollo di collaborazione scientifica con l’ITTIG-CNR); i processi di Intercultura; le trasformazioni in atto nel rapporto delle confessioni religiose fra loro e con lo spazio pubblico in relazione alle trasformazioni in atto e al cambiamento etnico degli aderenti.

Spazio Reale, con le possibilità offerte, compresa la visione dell’uomo e del mondo che ispira e muove tutto il progetto, rappresenta un effettivo contributo alla riqualificazione di un territorio che necessita di seri interventi di recupero e valorizzazione e dimostra come in una realtà periferica, come quella di San Donnino, possono nascere iniziative qualificate e qualificanti a servizio di un’area più vasta e capaci di stimolare e coinvolgere altri soggetti – ad iniziare dall’operatore pubblico – ad intervenire in questa porzione di territorio.

E di lavoro da fare ce n’è tanto. Basta pensare alla qualità urbana del contesto e all’esigenza di una viabilità più adeguata, che ora potrebbe essere pensata legata alla Tramvia; alla necessità di trasporti pubblici: ad esempio, sarebbe già importante se, nell’immediato, il 56 di Ataf arrivasse a Spazio Reale anziché fermarsi a Le Piagge, dato che a Spazio Reale vi si svolgono molteplici iniziative e vi sono anche 63 studenti residenti in convenzione con l’Azienda Regionale del Diritto allo Studio Universitario; all’ampliamento dei parcheggi, data la valenza pubblica di Spazio Reale, e al recupero e positivo utilizzo dell’area dell’ex inceneritore.

L’idea ispiratrice di Spazio Reale è frutto di un processo di riflessione ed elaborazione radicato su solidi valori – il Vangelo di Gesù Cristo e la Dottrina Sociale della Chiesa – e sull’attenta osservazione delle dinamiche in atto, che alimentano quella speranza che guida la navigazione verso un “altro luogo”, un “buon luogo”. Verso l’eutopia [ε (“buono” o “bene”) e τόπος (“luogo”)], per riprendere il gioco di parole consentito dall’omofono inglese usato da Tommaso Moro.

Tuttavia, se dovessimo ragionare solo sui fatti, questi, ad oggi, sembrerebbero dimostrare che Spazio Reale è stato semplicemente un’utopia chimerica, perché non è stata centrata nessuna delle due sfide fondamentali che questo progetto si era posto venti anni fa, al momento della sua nascita: sfida culturale e sfida economica. E la responsabilità è totalmente mia.

È certamente mia responsabilità, ad esempio, aver usato risorse, di cui solo una piccola parte derivanti da contributi pubblici, per sostenere negli anni l’attività di contrasto alla dispersione scolastica e l’abbandono e sostenere l’orientamento allo studio e al lavoro di molti giovani oppure per accompagnare educativamente i momenti e gli spazi ludici in questa particolare fascia di territorio.

Come è mia responsabilità aver impiegato risorse per non rimanere supini alle logiche prevalenti sul piano politico e culturale ed affrontare l’emergenza data dall’alto numero di immigrati cinesi in quest’area, con una visione che ha consentito di avviare un processo di deconcentrazione, di interazione e interculturalità, contribuendo in modo decisivo a far nascere sul territorio dinamiche sociali opposte a quelle oggi presenti nel confinate comune di Prato.

Il territorio nel quale si trova Spazio Reale, infatti, oggi registra quasi il 24% di cittadini stranieri regolari, suddivisi in oltre 30 nazionalità, senza che oggi si manifesti anche una piccola parte di quelle tensioni che si riscontrano in territori dove la percentuale degli stranieri è assai più bassa.

Si potrà dire: tutto questo è compito dell’operatore pubblico. Verissimo. Ma anche prestare assistenza alle singole persone lo sarebbe. Del resto, il bene della persona è anche il bene della sua vita sociale.

Come si può volere il bene della persona senza volere, cercando di lavorare per questo, il bene insito nelle relazioni sociali in cui essa vive?

In questa logica, non potrebbero azioni come quelle descritte, che hanno come oggetto di intervento una porzione di territorio, e quindi un’intera comunità, anziché singole persone o specifici ambiti, rientrare in quelle che chiamiamo “opere segno”?

Giustamente vengono messe in risalto esperienze che aiutano concretamente le persone a superare difficoltà derivanti da contesti devianti o a superare il tunnel della droga o ad affrontare contesti fortemente condizionati dalla malavita.

Mi sono sempre chiesto, però, perché non vengano guardate con un occhio diverso da quello attuale anche quelle esperienze che cercano di trasformare le problematiche in risorsa, operando nelle pieghe della quotidianità e con un occhio alla complessità dell’insieme e non solo alle singole situazioni o ambiti.

Ecco perché ritengo che la mia responsabilità più grande sia quella di non aver saputo presentare Spazio Reale nel modo giusto, lasciando che in molti ambienti e da troppe persone questa esperienza venisse vista come un corpo estraneo. Ed è proprio l’avvertire, durante certi colloqui, perfino la mancanza di disponibilità ad uno sforzo per cercare di capire cosa fosse Spazio Reale nella sua concretezza e cosa significasse per il territorio, che mi ha portato a bussare ad alcune porte troppo timidamente, non riuscendo in certi casi neppure a farmi aprire e conseguentemente a non ottenere quel sostegno che la situazione urgentemente richiedeva già tre anni fa, quando ormai appariva chiaro che alcune risorse, di aziende che di enti privati ma anche pubbliche, preventivate in base a delle intese, alcune anche scritte, ormai non sarebbero più arrivate, avviando un effetto negativo a valanga.

La prima sfida perduta, di quelle che ci eravamo dati all’inizio, pertanto, ritengo sia quella culturale: non essere riusciti a far passare l’idea di cui Spazio Reale è portatore, ossia che, oggi, la prima e vera frontiera dell’impegno non è individuabile in particolari situazioni di disagio o in specifiche marginalità, pur essendo doveroso per tutti prestarvi la dovuta attenzione, bensì nella vita ordinaria delle persone. È, infatti, nelle pieghe della quotidianità della vita che ciascuno costruisce e mette in gioco se stesso e contribuisce a disegnare la comunità, comprese le dinamiche dei processi di inclusione e coesione sociale, nonché le modalità di prevenzione e di sostegno alle varie situazioni di disagio, di superamento delle marginalità, di educazione alla legalità.

Significativo, in proposito, è quanto mi sono più volte sentito rispondere da diverse persone che ricoprono anche ruoli importanti a Firenze quando li ho invitati a venire a Spazio Reale: “…a San Donnino? Ma è lontano!”

Questo, però, non significa che Spazio Reale sia stato guardato solo da lontano o da persone e ambienti che non si sono neppure fermati un attimo per cercare di capire, perché in questi anni c’è anche chi ha sostenuto questa esperienza in vario modo cercando di valorizzarla e di farla conoscere, avendone capito il senso e apprezzandone l’operato.

Se è vero che non sono mai riuscito a far partecipare ad una iniziativa promossa da Spazio Reale nessun sindaco di Firenze in carica, è altrettanto vero che l’Arcivescovo di Firenze, Giuseppe Cardinale Betori, e il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, a Spazio Reale ci sono venuti più volte e vi hanno anche promosso iniziative importanti.

La Regione ha condiviso questo progetto fin dal suo nascere e l’ha sostenuto, non solo con i Fondi Strutturali Europei. Ed oggi, la Diocesi, si è assunta l’onere di evitare che questa esperienza venga meno e si è impegnata a creare le condizioni per dare a Spazio Reale un nuovo impulso e un nuovo orizzonte.

La seconda sfida perduta, che per certi aspetti ritengo conseguenza del non aver centrato quella culturale, anche se ovviamente ha dinamiche specifiche, è quella economica, ossia l’autofinanziamento dell’attività sociale una volta pianificate e messe a regime le possibilità di pagamento dei notevoli investimenti fatti, come ci eravamo prefissati. I problemi nati sul versante investimenti-reperimento risorse – anche per miei errori – non solo hanno reso problematica pure l’attività corrente, portando a comprimere diverse attività e impedendo l’avvio e lo sviluppo di alcune iniziative programmate – che avrebbero contribuito anche economicamente al sostegno dell’attività ordinaria – ma hanno addirittura messo a rischio la stessa sopravvivenza di Spazio Reale.

Con la chiusura del Bilancio 2014, quindi, si conclude una fase da me guidata – articolata, complessa e, tutto sommato, pionieristica, che ha condotto a quello che Spazio Reale è oggi, con le sue potenzialità e le sue criticità – e se ne apre una nuova, che potremmo definire del consolidamento e dello sviluppo, che si concretizza con il passaggio di testimone: sarà direttamente la diocesi che ne assume la responsabilità, imprimendo, con un nuovo CdA, una nuova spinta e una nuova progettualità per far diventare Spazio Reale quello per cui è nato e che non è riuscito pienamente ad essere.

 

Alcuni dati di sintesi anno 2014

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