PREMESSA ESSENZIALE
Il Battesimo rende figli nel Figlio Gesù e membri della comunità cristiana.
Il Battesimo è certamente scelta personale ma ha anche dimensione comunitaria.
Nel contesto attuale non ha senso guardare i confini parrocchiali, ma ha senso operare per rifare il tessuto umano e cristiano delle nostre comunità, imparando a pensare in modo relazionale e coltivando la cultura delle relazioni.
In questa logica, chiedere di battezzare i figli in una chiesa diversa da quella dove si abita ha senso solamente se la famiglia partecipa effettivamente alla vita della comunità dove si intende celebrare il Battesimo.
Coloro che non sono parrocchiani o non vivono la vita della nostra comunità parrocchiale, saranno comunque accolti nelle nostre chiese, ma è bene che il Battesimo venga celebrato dal loro parroco o da sacerdote con il quale si hanno rapporti. Che senso ha limitare la relazione alla sola celebrazione del battesimo, tanto più se questo avviene solo per la scelta derlla chiesa?
Anche il sitema di telefonare per fissare data e chiesa, anziché per concordare un incontro, non sembra andare nella direzione giusta.
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Carissimi genitori,
prema di domandarsi se chiedere o non chiedere il Battesimo per la/il vostra/o figlia/o”, è necessario che vi chiediate: abbiamo scelto, o intendiamo scegliere, Gesù Cristo come base della nostra vita? vogliamo che nostra/o figlia/o cresca nella fede in Gesù Cristo professata dalla Chiesa e come intendiamo trasmettergliela?”.
La scelta necessaria per la richiesta di un sacramento, non è certamente favorita dalla mediocrità e dalla superficialità fortemente presenti nella nostra società ed anche nelle nostre comunità cristiane, che troppo spesso fanno vivere più di abitudini e di formalità che di contenuti e di fede.
E sono proprio queste abitudini, supportate da più o meno vaghi sentimenti religiosi (che non vanno mai scambiati per la fede in Gesù Cristo risorto) che spesso portano a voler celebrare in Chiesa il proprio Matrimonio o a fare di tutto, perché la/il propria/o figlia/o riceva il Battesimo o la Comunione o la Cresima, pur in assenza di una chiara scelta di fede in Gesù Cristo e, quindi, della volontà di educare cristianamente, che non significa semplicemente insegnare l’onestà o le preghiere della sera, che in questa fase sembrano smarrite pure queste.
Con certi atteggiamenti si rischia di rendere difficile la distinzione tra forma e sostanza, tra apparenza e realtà, tra sentimento e fede. Come facciamo, quando ci troviamo ad affrontare momenti di forte crisi personale, familiare o collettiva, senza avere solidi punti di riferimento, perché anche col nostro atteggiamento abbiamo contribuito a far perdere alle cose il loro vero senso?
L’incontro con il Cristo risorto è capace di cambiare la vita se avviene nella concretezza e nella profondità di quello che lui è e di quello che noi siamo. Un incontro è vero e diviene significativo quando coinvolge tutte le dimensioni della persona, aspetto conoscitivo, corporeo, spirituale, affettivo, emozionale. Ed è tanto più significativo e coinvolgente quanto più viene realizzato da persone mature. La fede cristiana, pur coniugandosi con la semplicità, è incompatibile con l’infantilismo, perché è stimolo e sostegno anche al cammino di maturità umana.
Può essere utile ricordare che «essere cristiani non è aderire a un’idea, ma a una persona. Mediante le celebrazioni liturgiche della Chiesa, il Signore Gesù, crocifisso e risorto, ci viene incontro personalmente in modo conforme alla nostra condizione storica» (Catechismo degli Adulti, 633).
Occorre pure ricordare che il Battesimo «è il sacramento della fede e della conversione a Cristo, la porta di ingresso nella comunità cristiana» (n° 669) e che «i bambini vengono battezzati nella fede della Chiesa, professata dai genitori e dai padrini, che si fanno carico della loro educazione cristiana e si impegnano ad accompagnarli e sostenerli fino alla maturità, diventando per loro segno dell’amore di Dio, che ama per primo e dona gratuitamente» (Catechismo degli Adulti, 676).
Domandare il Battesimo è fare una scelta di campo. Nel dialogo che precede il Battesimo, infatti, tre volte diciamo rinuncio e tre volte diciamo credo.
Tre Si e tre No. NO al peccato, alle seduzioni del male e a Satana, «per vivere nella libertà dei figli di Dio». SI a Dio Padre, a Gesù Cristo che è morto e risorto, allo Spirito Santo che anima la Chiesa e ci conduce alla risurrezione e alla pienezza di vita nell’eternità.
Pur aperta e accogliente nei confronti di tutte le persone, al di là dalla loro fede e condizione, la chiesa non è, come la mentalità contemporanea sembra pensarla e la prassi quotidiana porta a viverla, un luogo dove manifestare la propria devozione; un’agenzia di servizi, promotrice di varie attività assistenziali, sociali e di solidarietà; un’agenzia “distributrice” di sacramenti o parole di consolazione. La chiesa esiste per annunciare al mondo la Buona Notizia che Dio ama l’uomo e lo salva in Gesù Cristo.
Il cristiano non è un semplice fruitore, un “consumatore”, uno che si avvicina alla Chiesa individualisticamente quando “ne sente il bisogno” e solo per quello che domanda, anche pretendendolo, mentre la sua vita si svolge indipendentemente dal Vangelo ed il senso stesso della vita viene ricercato a prescindere da Gesù Cristo.
Occorre prendere piena consapevolezza che i buoni sentimenti, da soli, non sono sufficienti. Così come la “buona fede” non è di per sé indice di “fede buona”.
Chi crede in Gesù Cristo è una persona che cerca di “appartenere a Lui”; una persona che, pur nella debolezza e precarietà dell’esistenza, cerca nella Parola di Dio la luce per la sua vita e cerca di vivere la celebrazione Eucaristica domenicale come fonte e culmine della propria vita cristiana. Chi crede in Gesù Cristo, anche quando compie errori o vive in modo contraddittorio e, qualche volta, anche come non vorrebbe, è una persona che sa umilmente riconoscere la propria realtà e affidarsi alla misericordia del Padre, nella consapevolezza che ciascuno è salvato proprio dal suo amore.