Schema Catechesi Quaresimale 30 marzo 2021

«Fratelli e sorelle carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.

Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza.

Centro di tutto l’Anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto».

Così inizia l’annuncio del giorno di Pasqua che viene solennemente proclamato nella festività dell’Epifania.

Il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto è il centro della liturgia perché è il fondamento della fede. Come scrive l’apostolo Paolo ai Corinzi: «se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede» (1 Cor, 15,4).

Non si può guardare a Cristo fermandoci alla sua passione e morte e non ci si può guardare a Cristo risorto separandolo dalla sua passione e morte.

Lo stesso Gesù, quando appare ai discepoli nel cenacolo il giorno di pasqua, subito dopo il saluto di pace «mostrò loro le mani e il fianco» (Gv 20, 20), dove erano ben visibili le piaghe dei chiodi e la ferita fatta dalla lancia del soldato.

Come la passione-morte sono inscindibili dalla risurrezione, così il Venerdì santo è inscindibile dalla Domenica di Pasqua.

Ecco perché il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto va visto nella sua unità e le varie celebrazioni non possono essere separate, ma considerate come un’unica grande celebrazione che va dalla Messa “in Coena Domini” del Giovedì Sanrto alla Domenica di Risurrezione.

Il Venerdì e il Sabato Santo sono privi della celebrazione eucaristia, perché la celebrazione eucaristica del Triduo è quella che si celebra nella Veglia Pasquale, unitamente agli altri sacramenti dell’iniziazione cristiana.

È quindi la Veglia nella notte tra il Sabato Santo e la Domenica di Risurrezione a fare da elemento unificante dell’intero Triduo.

Senza questo riferimento alla Veglia, il mistero pasquale celebrato nel venerdì e nel sabato santo rimane senza chiave interpretativa, ma anche la Domenica di Resurrezione sarebbe unicamente il ricordo di un evento prodigioso e non la celebrazione della risposta di Dio a Cristo obbediente fino alla morte di Croce.

L’unità celebrativa è segnalata anche dal fatto che il saluto di chi presiede è previsto solamente all’inizio della Messa in coena Domini e vi è una sola benedizione finale e un solo congedo alla fine della Veglia Pasquale. Più in dettaglio:

  • nella Messa in coena Domini non c’è congedo, ma l’assemblea “si scioglie in silenzio”;
  • il Venerdì Santo la celebrazione inizia nel silenzio, senza riti di introduzione, e termina senza benedizione e senza congedo, nel silenzio;
  • la Veglia Pasquale inizia con il lucernario, senza segno di croce e senza saluto; solo alla fine della Veglia si trova la benedizione finale e il congedo.

Dunque, il Triduo Pasquale è un’unica grande celebrazione che inizia con la celebrazione della sera del Giovedì Santo e termina con la Veglia Pasquale.

Aiutati dai riti del Giovedì Santo, del Venerdì Santo e della solenne Veglia Pasquale, riviviamo il mistero della passione, della morte e della risurrezione del Signore, ci interroghiamo sulla nostra fede e adesione a Cristo, in ogni fase della nostra vita, ci rendono consapevoli del fatto che Cristo ci ha amati sino a dare la sua vita per noi.

Dunque, il venerdì e il sabato santo sono giorni racchiusi fra la celebrazione dell’eucarestia della messa in coena Domini e l’eucarestia della solenne Veglia pasquale.

Il Triduo pasquale si apre il Giovedì Santo, con la Messa “in Cena Domini”, anche se al mattino normalmente si tiene un’altra significativa celebrazione liturgica, la Messa del Crisma, durante la quale, raccolto attorno al Vescovo, l’intero presbiterio della Diocesi rinnova le promesse sacerdotali e partecipa alla benedizione degli oli dei catecumeni, dei malati e del Crisma.

Il Giovedì Santo, oltre all’istituzione del Sacerdozio, si commemora l’offerta totale che Cristo ha fatto di sé all’umanità nel sacramento dell’Eucaristia. In quella stessa notte in cui fu tradito, il Signore Gesù ci ha lasciato il “comandamento nuovo” dell’amore fraterno, compiendo il gesto della lavanda dei piedi, che richiama l’umile servizio degli schiavi (cfr Gv 13,3-9).

Paolo offre una delle più antiche testimonianze. «Il Signore Gesù, – egli scrive, all’inizio degli anni cinquanta, basandosi su un testo che ha ricevuto dall’ambiente del Signore stesso – nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me» (1Cor 11,23-25).

La celebrazione si conclude con la reposizione eucaristica, svolta con semplicità, in un luogo laterale adibito per l’adorazione.

Dopo la celebrazione si compie la spogliazione dell’altare, senza alcuna ritualità particolare.

Questo particolare giorno si chiude con l’Adorazione eucaristica, nel ricordo dell’agonia del Signore nell’orto del Getsemani. Preso da grande angoscia, narra il Vangelo, Gesù chiese ai suoi di vegliare con Lui rimanendo in preghiera: «Restate qui e vegliate con me» (Mt 26,38), ma i discepoli si addormentarono.

La sera del Giovedì Santo, il Signore dice anche a noi di restare e vegliate con lui. E non di rado vediamo come anche noi, discepoli di oggi, spesso dormiamo.

Quella fu per Gesù l’ora dell’abbandono e della solitudine, a cui seguì, nel cuore della notte, l’arresto e l’inizio del doloroso cammino verso il Calvario.

Il Venerdì Santo è centrato sul mistero della Passione giorno di digiuno e di penitenza, tutto orientato alla contemplazione di Cristo sulla Croce.

Come di fronte all’Eucaristia, così di fronte alla passione e morte di Gesù in Croce il mistero si fa insondabile per la ragione. Siamo posti davanti a qualcosa che umanamente potrebbe apparire assurdo: un Dio che non solo si fà uomo, con tutti i bisogni dell’uomo, non solo soffre per salvare l’uomo caricandosi di tutta la tragedia dell’umanità, ma muore per l’uomo.

Nella Solenne Azione Liturgica viene proclamato il racconto della Passione e risuonano le parole del profeta Zaccaria: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19,37).

Il Venerdì Santo siamo invitati dalla liturgia a volgere lo sguardo al cuore trafitto del Redentore, nel quale – scrive san Paolo – sono «nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2,3), anzi «abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2,9), per questo l’Apostolo può affermare con decisione di non voler sapere altro «se non Gesù Cristo e questi crocifisso» (1 Cor 2,2).

Nel mistero del Crocifisso  «si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale egli si dona per rialzare l’uomo e salvarlo – amore, questo, nella sua forma più radicale» (Deuis caritas est, 12).

La Solenne Azione Liturgica del Venerdì Santo, è articolata in quattro momenti: liturgia della parola, nella quale si proclama la passione del Signore secondo l’evangelista Giovanni; la preghiera universale, composta da dieci introduzioni e dieci orazioni; l’adorazione della Croce, che è anche un atto di azione di grazie al Padre, che ci ha salvati e a Cristo che è morto perché avessimo la vita; la comunione eucaristica, con le particole consacrate nella messa in coena Domini.

Dopo la Solenne Azione liturgica del venerdì santo, fino a dopo la Veglia Pasquale, la Comunione può essere distribuita solo come viatico a chi è gravemente malato tanto da prevederne la morte

Il Sabato Santo è il giorno del grande silenzio, perché – come dice un’’antica omelia, «il Re dorme. La terra tace perché il Dio fatto carne si è addormentato ed ha svegliato coloro che da secoli dormono»

In questo giorno la Chiesa resta in preghiera presso il sepolcro, dove il corpo del Figlio di Dio giace inerte come in una condizione di riposo dopo l’opera creativa della redenzione, realizzata con la sua morte (cfr Eb 4,1-13).

Veglia Pasquale

Normalmente a notte inoltrata – anche se quest’anno non sarà così – inizia la solenne Veglia pasquale, durante la quale il canto gioioso del Gloria e dell’Alleluia pasquale si leverà dal cuore dall’intera comunità cristiana, lieta perché Cristo è risorto e ha vinto la morte.

La Veglia si articola in quattro momenti fondamentali.

  1. La liturgia della luce
  2. La liturgia della Parola
  3. La liturgia battesimale
  4. La celebrazione eucaristica

Compiuta la benedizione del fuoco e del cero, l’assemblea entra in chiesa con la triplice acclamazione «Lumen Christi», «Cristo, luce del mondo», con la triplice risposta «Deo gratias», «Rendiamo grazie a Dio», e con l’accensione delle loro candele. Segue il canto dell’Exultet.

La Liturgia della Parola ci fa ripercorre la storia della salvezza, dalla creazione, alla prova di Abramo, al passaggio del mar rosso, fino alla risurrezione del Signore.

La Liturgia Battesimale, oltre alla benedizione dell’acqua, si rinnovano le promesse battesimali e viene aspersa l’assemblea con l’acqua appena benedetta con l’immersione del cero pasquale.

La veglia si conclude con l’Eucaristia. Tutti partecipano al sacramento dell’altare, compresi gli eventuali neo-battezzati.

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