Omelia Badia Fiorentina 8 luglio 2021

Quattordicesima Tempo Ordinario 1: Gen 44,18-21.23-29; 45,1-5   Sal 104   Mt 10,7-1

Gesù ha chiamato a sé i Dodici, perché stessero con lui. Per imparare a conoscerlo e amarlo nella condivisione quotidiana. Per acquisire il suo stile, imparando a pensare, a relazionarsi con le persone e a operare come lui, ascoltando la sua predicazione e vedendo le sue opere.

Lo stile di Gesù, che deve caratterizzare l’atteggiamento costante del discepolo, è descritto bene all’inizio del brano del vangelo di oggi: il regno di Dio e la sua salvezza si annunciano «strada facendo» (Mt 10,7).

Rimanendo fermi non si annuncia. Senza uscire per incontrare e condividere con gli altri quello che ci è stato donato, non si può dire di avere accolto quello che il Signore ci dona e non si può neppure parlare di discepolato.

Stare in cammino non designa solo un percorso esteriore, ma anche interiore. Il discepolo non rimane fermo in quello che ha trovato, ma cerca il Signore tutti i giorni, coltivando il rapporto con lui nella preghiera, nell’ascolto della parola, nella meditazione.

È indispensabile un costante e intersecato cammino interiore ed esteriore, perché il vangelo accolto e annunciato non sia debole e senza reale incidenza nella vita.

La predicazione degli apostoli riprende e continua l’annuncio del regno fatto da Gesù (Mt 4,17) e dal Battista (Mt 3,2). Un annuncio fatto con la parola (Mt 10,7), con le azioni di bene (Mt 10,8a) e con la testimonianza della vita (Mt 10,8a-10).

Per annunciare che è giunto a noi il Regno di Dio, strada facendo i discepoli dovranno ripetere gli stessi segni di Gesù, caratterizzati da «eventi e parole intimamente connessi» (D.V, 2).

Non si è, né si può essere, discepoli per sé stessi. Si è discepoli solo se si diviene voce e mani di Gesù: «guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni» (Mt 10, 8).

Chi risponde con fede alla chiamata di Gesù, non può non annunciare e testimoniare il vangelo. Non tanto per dovere, ma per l’impossibilità di non parlare di Cristo di cui si nutre e che plasma la propria vita. Parlare di lui è come parlare di sé stessi, della propria identità.

Il discepolo annuncia Gesù e il suo vangelo creando vicinanza, testimoniando la prossimità di Dio e del suo regno, attraverso la presenza, la compassione, la gratuità.

Gli inviati di Dio non lavorano per il proprio onore, né per la propria grandezza, né per il proprio arricchimento, ma per condividere un amore ricevuto e accolto, che dà senso e significato all’intera esistenza.

Nel corso della vita potremmo anche trovarci in circostanze angosciose, e umanamente ingiuste, come quella nella quale si trova Giuseppe, ma vivere di Cristo ci fa proseguire il cammino con speranza, nella certezza che Dio non permette mai niente invano, neppure quelle situazioni di umana ingiustizia che gridano al cospetto stesso di Dio e che chiedono il nostro impegno per essere evitate e superate.

La storia di Giuseppe ci dice perfino che la sofferenza inflitta dagli uomini alla fine diventa addirittura motivo per la salvezza di quelli stressi uomini che l’hanno inflitta: «Io sono Giuseppe, il vostro fratello, quello che voi avete venduto sulla via verso l’Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita» (Gen 45,4-5).

La realtà non va mai nascosta o minimizzata, anche quando si presenta in tutta la sua crudezza. Giuseppe non nasconde né minimizza: mi «avete venduto» (Gen 45,4). Ma è proprio la concretezza della realtà, anche quando è dura, a interpellare la nostra misericordia e a svelare che neppure le peggiori intenzioni umane possono distruggere l’intenzione positiva di Dio che è la nostra salvezza e quella dei fratelli: «Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso» (Gen 50,20).

Sia la storia di Giuseppe, sia le parole di Gesù che abbiamo ascoltato ci dicono che siamo inseriti in una complessa e misteriosa trama di relazioni e di intenzioni e che, nella nostra meravigliosa unicità, siamo chiamati ad accogliere e a renderci testimoni dell’amore e della salvezza di Dio.

Amore e salvezza da annunciare e rendere visibili con un atteggiamento di gratuità e di accoglienza, sapendo cogliere i segni dell’azione di Dio anche nelle azioni e nelle situazioni che sembrano contraddire questo amore e questa salvezza.

Il discepolo non può mai dare niente per scontato. L’accoglienza e l’annuncio del Regno non possono essere offuscati o inquinati dalle nostre piccole e radicate visioni, umane e religiose, che di fatto impediscono di vedere la novità di Dio e di percorrere le strade che lui vuole che noi percorriamo.

div#stuning-header .dfd-stuning-header-bg-container {background-color: #595959;background-size: cover;background-position: center center;background-attachment: scroll;background-repeat: no-repeat;}#stuning-header div.page-title-inner {min-height: 550px;}#main-content .dfd-content-wrap {margin: 0px;} #main-content .dfd-content-wrap > article {padding: 0px;}@media only screen and (min-width: 1101px) {#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars {padding: 0 0px;}#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars > #main-content > .dfd-content-wrap:first-child,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars > #main-content > .dfd-content-wrap:first-child {border-top: 0px solid transparent; border-bottom: 0px solid transparent;}#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width #right-sidebar,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width #right-sidebar {padding-top: 0px;padding-bottom: 0px;}#layout.dfd-portfolio-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars .sort-panel,#layout.dfd-gallery-loop > .row.full-width > .blog-section.no-sidebars .sort-panel {margin-left: -0px;margin-right: -0px;}}#layout .dfd-content-wrap.layout-side-image,#layout > .row.full-width .dfd-content-wrap.layout-side-image {margin-left: 0;margin-right: 0;}