Vicinanza della Chiesa ai lavoratori della GKN

Nel primo pomeriggio di lunedì 12 luglio, come Direttore dell’Ufficio diocesano Problemi Sociali e Lavoro, presso la sede GKN di Campi Bisenzio, ha incontrato alcuni responsabili sindacali e alcuni lavoratori, per manifestare la vicinanza della diocesi ai lavoratori e alle loro famiglie.

Il senso delle cose che ho detto le sono riportate in un articolo pubblicato su La Nazione del 13 luglio e su Toscana Oggi L’Osservatore Toscano del 18 luglio

Clicca per leggere l’articolo su Toscana Oggi – L’Osservatore Toscano

CLICCA PDF ARTICOLO DE LA NAZIONE 13-7-21

Trascrizione articolo pubblicato da La Nazione:

Le modalità sprezzanti e indegne di una convivenza civile utilizzate dall’azienda, sono un’ulteriore dimostrazione di quanto sia perverso il modello di sviluppo che caratterizza il nostro vivere. Un modello dove conta il profitto qui e ora, costi quel che cosi, e dove sui volti e le persone prevalgono i rapporti impersonali e i numeri.

Certi rapporti impersonali, ma comunque incarnati da persone, mi pare possano davvero essere assimilati a quelle che Giovanni Paolo II definiva strutture di peccato. Strutture che con le loro decisioni condizionano persone, famiglie, territori e popoli nei diversi contesti di vita e assorbono chi opera all’interno di esse in dinamiche che azzerano ogni senso di responsabilità sociale e umana.

Come diocesi auspichiamo, e in tal senso ci muoviamo, che in tutte le sedi venga fatto quello che è nelle possibilità di ciascuno, per trovare «una soluzione, che metta al centro le persone e la dignità del lavoro», come ha detto il cardinale Betori.

La nostra storia fiorentina insegna che con una certa dose di coraggio e un forte ancoraggio ai valori, come la dignità della persona e la vera cultura del lavoro, si può arrivare a dare una positiva svolta a situazioni difficili e che sembrano compromesse.

Quanto avvenuto alla GKM interpella la coscienza di tutti. Come diocesi ci siamo e ci saremo.

Per arrivare a una soluzione positiva di questa vicenda, occorre senso di appartenenza a una comunità e l’attivazione di tutte le potenzialità politiche ed economiche, ma anche normative, umane, civili, morali, intellettuali e spirituali.  È necessario un sussulto collettivo.

Questa vicenda, fra l’altro, ci dice che è urgente un cambio di passo collettivo, per rimettere al centro la persona e i legami comunitari, oggi fortemente offuscati.        

Operare per un nuovo modello di sviluppo significa anche capacità di distinguere tra gli investimenti buoni, che generano solidità sociale ed economica, e quelli che invece sono finalizzati alla speculazione.

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