XVII Domenica Tempo Ordinario Anno B: 2Re 4,42-44 Sal 144 Ef 4,1-6 Gv 6,1-15
Per quattro domeniche, la liturgia ci fa passare dal vangelo di Marco al vangelo di Giovanni.
La cornice nel quale si colloca quello che da oggi ci viene proposto, riguardo al pane di vita, è la Pasqua dei Giudei (cf Gv 6, 4).
Di pane parla anche la prima lettura. Un uomo porta pane di primizia, «venti pani d’orzo e grano” (2Re 4, 42) al profeta Eliseo, secondo un rito diffuso, per cui le primizie, a partire dai primogeniti dell’uomo, sono destinate a Dio, in quanto si riconosce in lui il creatore e l’origine di ogni vita.
La reazione del profeta, imprevista e sorprendente: «dallo da mangiare alla gente» (2Re 4, 42), ci dice che non si può separare il Creatore dalla creatura. Non si può pensare di onorare Dio ignorando i suoi figli.
Come avviene anche a Gesù nel vangelo, la richiesta di Eliseo si scontra con i limiti dei nostri ragionamenti umani, in questo caso incarnati dal servo: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?» (2Re 4, 43).
Ma Eliseo ribadisce la richiesta e la motiva facendo appello al Signore, che continua ad essere il vero protagonista della storia: «Così dice il Signore: Ne mangeranno e ne faranno avanzare» (2Re 4, 43). E anche in questo caso ci sono avanzi, perché il dono di Dio è sovrabbondante.
La vicenda di Eliseo, è una buona chiave di lettura del vangelo, dove Gesù, vedendo «che una gran folla veniva da Lui…», mette alla prova i suoi discepoli: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?» (Gv 6,5)
Il verbo «comprare» esprime bene la prova a cui Gesù sottopone i discepoli per verificare i loro criteri di valutazione e la mentalità con cui lo seguono, perché la logica umana si basa proprio su comprare, vendere, avere, possedere.
Filippo rappresenta quello che chiamiamo buon senso: guarda alla realtà, la analizza numericamente e conclude che il problema non può essere risolto. Anche Andrea si arrende davanti ai numeri: c’è una sproporzione tra il problema e le risorse a disposizione.
Pur stando con Gesù, ascoltando le sue parole e vedono i molti segni da lui compiuti, i discepoli ancora sembrano confidare nelle sole risorse umane.
Come dimostra la vita privata e comunitaria di molti di noi, si può davvero stare vicini a Gesù e, nello stesso tempo, rimanere ancorati alla mentalità del mondo ed essere incapaci di comunione. Spesso, come sperimentiamo in molte relazioni, anche incapaci di umanità.
Partecipiamo alle celebrazioni e ascoltiamo la parola di Gesù, ma di fatto la sua presenza nella nostra vita sembra irrilevante: i criteri che guidano i nostri pensieri, le nostre scelte e i nostri comportamenti sono puramente umani.
Fra le difficoltà a lasciarsi plasmare da Gesù, in un cammino di vera conversione, c’è anche un’immagine di Dio e di noi stessi lontana da quella annunciata da Gesù con il suo vangelo che, con Paolo possiamo definire «Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4,6)
Gesù intende liberarci da ogni criterio umano e ogni immagine di Dio e di noi stessi che rende schiavi. Lo vediamo anche nelle indicazioni che Gesù dà ai suoi discepoli prima della distribuzione dei pani e dei pesci.
L’espressione «fateli sdraiare» (Gv 6,10) è la stessa che veniva usava per i pasti solenni di festa, come la Pasqua. Come facevano anche Greci e Romani, chi era libero e aveva chi lo poteva servire, mangiava sdraiato, altrimenti mangiava seduto o in piedi.
Solo scoprendoci liberati, salvati, il rapporto con gli altri e con i beni di questo mondo può essere un rapporto di condivisione, di dono.
Non si tratta di distribuire i nostri beni per risolvere il problema della fame del mondo e della disuguaglianza, ma di metterli nelle mani di Gesù.
L’evangelista Giovanni rileva che non sono i discepoli, ma è Gesù a prendere i pani e i pesci messi a disposizione di un ragazzo, a fare la preghiera e a distribuirli in dono.
Questo episodio apre il discorso di Gesù sul pane di vita, che ci accompagnerà nelle prossime domeniche. Vedremo anche come la gente, e persino i discepoli, si concentrano sul dono e non sul donatore.
Per riflettere su quanto abbiamo ascoltato e prepararsi a entrare nella dimensione eucaristica contenuta nel discorso sul pane di vita che ascolteremo nelle prossime domeniche, in questi giorni potremmo domandarci: chi, cosa cerco? la relazione con Gesù o solo quello che lui può offrirmi?