Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria: Gen 3,9-15.20 Sal 97 Ef 1,3-6.11-12 Lc 1,26-38
Nel cuore dell’Avvento, mentre ci prepariamo a celebrare il Verbo che si è fatto carne (cfr Gv 1,14), la Chiesa ci fa contemplare Maria, l’Immacolata, che consegna la sua vita a Dio, rendendosi disponibile a collaborare al suo progetto di amorosa salvezza sull’umanità.
Il racconto della Genesi, proposto come prima lettura, mette in luce come la persona umana, quando pone sé stessa come unico e assoluto metro di giudizio, si autocondanna alla sfiducia, alla rottura dei legami, all’esperienza della solitudine.
L’umanità ha perduto l’armonia, e continua a perderla, a causa dell’orgoglioso e cieco tentativo di inseguire il sogno che, con arte seduttiva, il serpente tentatore ha insinuato e continua a insinuare nel cuore di tutti e di ciascuno: «Sareste come Dio» (Gen 3,5).
Il male che deriva dal delirio di onnipotenza che la donna e l’uomo coltivano nel cuore, è dilagante, pervasivo e fa precipitare l’umanità in un abisso sempre più profondo, dal quale sembra non ci siano possibilità di uscita.
Spesso anche la storia singola personale entra dentro vicoli stretti e contorti, dai quali non si riesce a capire se c’è e quale sia la via per venire fuori.
Nonostante sbandamenti, ferite e contraddizioni, però, non precipitiamo senza ritorno nell’abisso nel male e del non senso, perché Dio, con il suo amore, entra nella nostra storia e la trasforma.
La domanda che Dio rivolge all’uomo subito dopo il peccato, «dove sei?» (Gen 3, 9), è la stessa che ogni giorno rivolge ad ognuno di noi; esprime il dramma esistenziale di ogni persona lontana da Dio e da sé stessa e il desiderio di Dio di incontrare l’uomo e di salvare l’umanità.
Come afferma l’apostolo Paolo, nella seconda lettura, Dio Padre ci ha scelti in Cristo «prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1, 4).
L’essenza della nostra esistenza è stare di fronte a Dio nell’amore. Pertanto, il peccato veramente grave, più che la disobbedienza, è il tentativo di allontanamento dallo sguardo di Dio, perché snatura la verità del proprio essere persona: «ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto» (Gen 3,10).
Dio, però, non si ferma davanti al peccato dell’uomo e della donna e al loro nascondersi dalla propria responsabilità.
Non solo riveste la coppia con tuniche d’amore, nascondendo la loro vergogna sotto un vestito di misericordia, ma annuncia la sconfitta del serpente tentatore e il recupero del disegno originario sull’umanità.
Nell’immacolata concezione di Maria, che oggi celebriamo, l’umanità contempla proprio lo splendore della sua origine.
La chiave di tutto, come rivela il racconto dell’Annunciazione, è contenuta nella parola “grazia”. Tanto che, dalle prime parole dell’angelo, sembra che il nome della giovane fanciulla di Nazaret sia proprio il suo essere “piena di grazia”: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28).
Il saluto dell’angelo, che la rende consapevole di essere stata raggiunta dalla grazia, crea in Maria turbamento e interrogativi: «A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo» (Lc 1,29).
La grazia non costringe, non impone, non forza nessuno, ma suscita il desiderio per la realizzazione del progetto di Dio, che supera ogni altro desiderio.
La risposta di Maria fa capire che in lei è sbocciato proprio questo desiderio e si mette a disposizione dell’avvio di una nuova fase della storia: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1, 38).
La prospettiva con cui Maria connota il suo “consegnarsi” all’amore di Dio è quella di “serva del Signore”, esatto contrario dell’orgogliosa prospettiva che ha caratterizzato l’atteggiamento della prima coppia.
Potremmo dire che i pilastri della nuova storia che Dio inizia con l’Annunciazione siano proprio queste due parole: grazie e desiderio.
Da una parte c’è Dio, con la sua grazia, il suo amore gratuito e trasformante. Dall’altra c’è la persona umana, ridestata dalla grazia ad una nuova e più profonda capacità di desiderio e di dono.
È il mistero di Dio. È lui il protagonista assoluto della salvezza, ma chiede che mettiamo tutto il nostro essere e la nostra storia personale, per rispondere con amore al suo Amore.
Maria Immacolata, interceda per noi!