Signore Gesù,
in questo mio sostare davanti al presepe mi risuonano in testa le parole di una canzone di molti anni fa, che ho sentito cantare mentre stavo entrando in chiesa: cos’è la vita senza l’amore … ma questa vita cos’è se manchi tu.
Parole che mi fanno pensare alla mia identità personale che, come quella di ciascuno, è segnata dalle relazioni vissute in profondità e dall’amore ricevuto, donato e mancato, oltre che dal contesto di vita, dalle esperienze fatte, dalle scelte effettuate e dalle persone incontrate, specialmente quelle che, in qualche modo, sono state maestre.
Ripensando alla mia storia, mi rendo conto che l’avvenimento decisivo, che ha dato impulso e direzione a tutta la mia vita, è stato l’incontro con te. Se non ti avessi lasciato entrare nella mia vita non sarei quello che sono.
Mi viene anche da pensare che, pur trovandoci a vivere e ad operare in un’intricata e multidimensionale rete di connessioni, molte nostre problematiche siano frutto della superficialità e funzionalità con cui viviamo molti rapporti; della carenza di relazioni significative e coinvolgenti, che fanno crescere; della scarsità di persone capaci di incarnare una modalità di vita solida e positiva e di essere portatrici di visioni in grado di disegnare un futuro comune.
Queste mancanze, spesso colpevoli, sono certamente una delle cause della paura per la diversità; dell’ossessiva e contraddittoria ricerca di un lessico sempre più neutro e, al contrario, di una specificazione esagerata; del diffuso disagio e dell’instabilità personale e sociale; dell’accresciuta litigiosità, che spesso diventa violenza non solo verbale; dell’odio cieco e perfino del cosiddetto complottismo e della diffusione di quei virus ideologici e culturali che generano sempre nuove pandemie esistenziali e sociali, per l’incapacità di confrontarsi con la concreta realtà delle persone e delle cose.
Le stesse parole, oggi, sembrano pronunciate per colpire e produrre reazioni immediate, istintive, mentre dovrebbero favorire la comprensione delle persone e delle situazioni, attraverso il necessario tempo per la riflessione personale e comunitaria.
Pure i pastori, per sintonizzarsi con l’evento della tua nascita, hanno avuto bisogno di parole e di tempo e anche di mettersi in movimento per venire da te, a Betlemme, come annunciato dall’angelo: «Oggi… è nato per voi un Salvatore… Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (cfr Lc 2,11-12).
Signore Gesù, in questo Natale concedici un cuore capace di ascolto, alimenta in noi il desiderio di rinascere, donaci di riscoprire la bellezza e la fatica delle relazioni, della collaborazione e dell’innovazione, per rendere più equa, più fraterna e più umana la nostra vita, personale e comunitaria.
Signore Gesù, abbiamo bisogno di te e di essere avvolti e rigenerati dal tuo amore.
Vieni Signore Gesù!
don Giovanni