Schema Omelia Mercoledì 2 marzo 2022

Mercoledì delle Ceneri – inizio della Quaresima: Gl 2,12-18   Sal 50   2Cor 5,20-6,2   Mt 6,1-6.16-18

La Quaresima è un tempo che ci è donato per verificare con maggiore attenzione e profondità quale meta stiamo perseguendo e quali strade stiamo percorrendo.

Potremmo dire che la Quaresima è il tempo favorevole per risintonizzare il navigatore della nostra vita alla luce della parola di Dio e per prepararsi ad attingere con rinnovata consapevolezza a quella fonte di salvezza che è la Pasqua del Signore.

Nel periodo quaresimale, pertanto, siamo chiamati a rimettere a fuoco i fondamenti della nostra fede e a verificare dov’è orientato il nostro cuore, quali criteri animano e muovono le nostre scelte e guidano il nostro cammino.

«Ritornate a me con tutto il cuore» ( Gl 2,12). Con queste parole del profeta Gioele, la liturgia del mercoledì delle ceneri ci indica la meta verso cui orientarci e ci suggerisce la necessità di una reale conversione, che esige la presa di coscienza e il ripensamento di quelle strade che ci portano lontano dal Signore e che, di conseguenza, ci allontanano dalla via della piena umanizzazione.

«Laceratevi il cuore e non le vesti» (2,13). Per ritornare a Dio la conversione deve essere radicale e profondità; deve coinvolgere il luogo più intimo della nostra persona, l’ambito nel quale maturano le nostre scelte.

Si tratta di un itinerario spirituale che conduce alla revisione delle logiche di valutazione e di giudizio e di quegli atteggiamenti che, a partire dalle relazioni interpersonali fino ai rapporti fra gli stati, di fatto favoriscono chiusure, egoismi, ingiustizie, conflitti, guerre.

Per incidere nel profondo della nostra coscienza e trasformare il nostro pensare e il nostro agire, l’itinerario quaresimale esige ben altro che i semplici e generici propositi, una qualche rinuncia e un incremento di pie pratiche religiose.

La conversione è metanoia: trasformazione di pensiero. Ma è anche conversio: cambiamento di verso, di direzione. Insieme, metanoia e conversio, inducono un concreto ritorno (shûv) al Signore, portano ad affidarsi pienamente a lui.

Com’è facile intuire, ritornare a Dio con tutto il cuore è una necessità che non riguarda solo le singole persone, ma l’intera comunità: «Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo» (Gl 2,16).

Il nostro ritorno a Dio è un percorso possibile perché Dio, in Cristo, ci è venuto incontro.

Trasformare il cuore e cambiare orientamento di vita è sempre possibile se, come persone e come comunità, siamo disponibili ad accogliere quanto Dio fa per noi: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20).

La conversione è un dono che dobbiamo chiedere con particolare insistenza e perseveranza in questo tempo di Quaresima. Un dono, che potremo chiedere con sincerità di cuore quando siamo davvero convinti che il nostro modo di pensare, prima ancora che il nostro modo di operare, non è in sintonia con la logica del vangelo.

Mettendoci in guardia dalla grave degenerazione della forma e dell’apparenza, il vangelo di oggi indica tre condizioni che possono accompagnare il nostro cammino spirituale teso al cambiamento di mentalità e di orientamento di vita: la preghiera, il digiuno e l’elemosina.

Avendo nel cuore la situazione Ucraina, in questo giorno la nostra preghiera e il nostro digiuno si fanno particolarmente intesi: invochiamo la pace senza stancarsi, affinché il dialogo prenda il posto delle armi.

Il rito delle ceneri, con quale iniziamo la Quaresima, invece, ci ricorda che nell’effettuare le nostre scelte di vita occorre tener sempre presente la nostra strutturale precarietà.

La presa di coscienza del nostro essere creature fragili, anche se stupende, è importante, ma non sufficiente per risintonizzare e orientare verso Dio l’intera nostra vita.

Per ritornare a Dio con tutto il cuore, occorre vivere la Quaresima guardando la croce di Cristo nella luce della risurrezione e risintonizzare la nostra vita su Cristo, perché, come lui ha detto: «nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6).

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