Articolo in previsione dell’Incontro promosso dall?Ufficio diocesano per i Problemi Sociali e il Lavoro,la Giustizia e la Pace
In questo Primo Maggio 2022 i temi del lavoro e della ripresa, dopo la pesante crisi sanitaria causata dalla pandemia e con i rincari dell’energia che gravano su famiglie e imprese, non possono non intrecciarsi con il dramma dell’insensata guerra in corso da oltre due mesi nell’Europa del XXI secolo.
Come ogni guerra, anche quella derivante dall’aggressione dell’Ucraina, provoca morti, feriti, macerie e un traumatico e forzato esilio di persone e famiglie, producendo e aumentando divisioni, rancori e odi che dureranno nel tempo e rendendo più difficoltoso il cammino di ripresa con pesanti risvolti sull’occupazione.
In questo conteso siamo tutti chiamati a creare un’intelligente ed efficace rete di solidarietà nei confronti di coloro che fuggono dalla guerra e a una mobilitazione continua, perché il dialogo prevalga sulle armi. Anche dalle piazze del Primo Maggio deve salire alta e corale la voce nei confronti di chi ha la possibilità di fermare la guerra e risolvere questo drammatico conflitto per via negoziale. Al dialogo non si deve mai rinunciare.
Il dialogo è essenziale anche per affrontare positivamente la crisi economica e sociale e per promuovere la necessaria cultura della sicurezza in ogni ambiente di vita, compreso quello di lavoro: «Lo scenario che abbiamo davanti è drammatico: nel 2021 sono stati 1.221 i morti (dati Inail), cui si aggiungono quelli “ignoti” perché avvenuti nelle pieghe del lavoro in nero, un ambito sommerso in cui si moltiplicano inaccettabili tragedie».
Questa amara considerazione, contenuta nel messaggio dei vescovi per il Primo Maggio, suggerisce la necessità di tenere alta l’attenzione sulla questione degli infortuni sul lavoro e sulle problematiche della prevenzione ed esprime bene le motivazioni che hanno mosso l’Ufficio Problemi sociali e Lavoro della diocesi a promuovere, in vista del prossimo primo Maggio, una pubblica riflessione sulla cultura della sicurezza e l’organizzazione del lavoro.
Sono certamente necessari una vera prevenzione, una più capillare formazione, maggiori e più stringenti controlli. Ma è principalmente necessario coltivare una diffusa e radicata cultura della sicurezza e l’assunzione di una responsabilità collettiva, mettendo al centro il valore della persona e, con essa, il valore del lavoro dignitoso e sicuro.
Don Giovanni Momigli – Direttore Ufficio problemi sociali e lavoro
Cultura della sicurezza e organizzazioine del lavoro – Invito