Schema Omelia domenica 18 dicembre 2022

Quarta Domenica di Avvento Anno A: Is 7,10-14   Sal 23   Rm 1,1-7   Mt 1,18-24

L’annuncio della venuta del Signore, in questa quarta e ultima domenica di Avvento, diviene specifico annuncio della venuta nella carne del Verbo di Dio.

Dio ci viene incontro entrando nella storia concreta dell’umanità: si riveste della nostra carne, condividendone la fragilità e la debolezza.

La liturgia della Parola di oggi, ci guida a questo meraviglioso evento, attraverso l’esperienza di due personaggi, che rispondono in modo molto diverso alla chiamata di Dio.

Il re Acaz, di cui ci parla la prima lettura, alla domanda di chiedere un segno al Signore prima di decidere quale strategia adottare di fronte alle difficoltà del momento, risponde in modo religiosamente ineccepibile: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore» (Is 7,12).

La sua, però, è una risposta falsa. Acaz ha già una sua strategia. Per assecondare il suo desiderio di gloria sta patteggiando di nascosto con gli Assiri, nemici di Israele, e non vuole che Dio intervenga, perché sa che dovrebbe cambiare i suoi piani.

Seguire testardamente i propri piani, senza nessun discernimento ulteriore, condurrà Acaz alla rovina e produrrà male a molti.

Il male che facciamo, così come il bene, non è mai solo cosa nostra, si diffonde e coinvolge altre persone, poche o molte che siano.

Dio guida la storia verso il suo compimento, raddrizzando le azioni degli uomini. Per questo, non solo offre un segno, ma attraverso le parole del profeta Isaia, che annuncia la nascita di un bambino chiamato Emmanuele, ci dice che lui stesso si farà nostro compagno di strada, sarà Dio-con-noi.

Anche Giuseppe ha un suo progetto di vita. Con Maria, seguendo il percorso del rito ebraico, erano già in fase avanzata verso il matrimonio.

Ora, però, Giuseppe si trova di fronte una realtà che non ha scelto. Dio interviene nella sua vita in modo paradossale, quasi scandaloso, sconvolgendo il mondo umano e religioso di Giuseppe: Maria, «prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo» (Mt 1,18).

Giuseppe vive un comprensibile travaglio. Il fatto che Maria sia incinta mette a dura prova la sua fiducia verso di lei e deve considerare le conseguenze delle decisioni che prenderà, tenendo conto che la Legge, in casi come questo, prevede il pubblico ripudio della donna.

In questo suo difficile discernimento interiore, Giuseppe pensa una via di soluzione rispettosa della legge e della donna che avrebbe dovuto essere sua sposa: «poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto» (Mt 1,19).

La via scelta da Giuseppe è una via giusta e umana, giusta perché umana. La giustizia di Giuseppe sta proprio nel suo essere umano.

E in questa umanità si innesta la fede che va oltre la giustizia umana, apre a Giuseppe l’orizzonte del mistero e suscita in lui la disponibilità a realizzare il volere di Dio, che, attraverso un suo angelo, gli parla in sogno.

Il sogno è metafora di un’esperienza spirituale intensa e di un lavoro di discernimento profondo il cui elemento decisivo non è la visione, ma la parola: «non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo…ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù» (Mt 1, 20-21).

Giuseppe si fida e, senza rimanere prigioniero di logiche puramente umane e del cosiddetto buon senso, senza timore obbedisce alla richiesta dell’angelo.

Molto spesso la realtà ci supera. Anche nella nostra vita ci possono essere fatti o situazioni che ci interpellano e che sono difficili da accettare, perché vorremmo porre il controllo su tutto, come se ogni cosa dipendesse da noi.

L’esperienza di Giuseppe ci dice che non si è protagonisti solo ragionando e controllando, ma anche sapendosi abbandonare al mistero di Dio, che desidera la nostra salvezza e la salvezza del mondo.

Quella affidata a Giuseppe è una missione delicata e decisiva, indispensabile per garantire al Figlio di Dio una famiglia e per inserirlo nella vita sociale e religiosa di un piccolo villaggio come Nazaret.

A un certo punto, i dubbi e le domande lasciano il posto all’obbedienza della fede «Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24).

La vicenda di Maria e di Giuseppe rivela che Dio in ogni suo progetto, persino in quello di venire nel mondo, non agisce da solo, ma cerca collaboratori.

Il sì di Giuseppe, non fatto di parole ma di gesti, ci dice che se vogliamo accogliere il Cristo che viene occorre umiltà, umanità, giustizia, apertura al mistero e obbedienza nella fede.

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