Omelia Badia Fiorentina 25 maggio 2023

Giovedì settima settimana di Pasqua – Memoria di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi: At 22,30;23,6-11   Sal 15   Gv 17,20-26

Dopo essere arrivato a Gerusalemme e aver incontrato alcuni amici e collaboratori, Paolo si reca al tempio: viene riconosciuto dai «Giudei della provincia d’Asia», che aizzano la folla contro di lui (At 21,27).

Viene preso di forza, portato fuori e picchiato selvaggiamente. Il comandante della coorte, accortosi dello stato di agitazione ma non avendo compreso il motivo di quello che stava accadendo, fa arrestare Paolo per rinchiuderlo nella fortezza.

Prima, però, Paolo chiede di poter rivolgere un messaggio alla folla presente e desiderosa di vederlo morto. Il comandate acconsente: «gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio; fece condurre giù Paolo e lo fece comparire davanti a loro» (At 22,30).

Questo discorso, pronunciato in ebraico, è uno dei tre racconti che troviamo nel libro degli Atti degli Apostoli in cui viene narrato come Cristo risorto chiama Paolo sulla via di Damasco.

Paolo utilizza l’occasione per raccontare la sua storia personale e come tutto è cambiato quando Gesù Cristo è entrato nella sua vita, apparendogli sulla via di Damasco. Dichiarandosi fariseo e parlando della risurrezione raggiunge anche lo scopo di dividere i suoi accusatori, giacché fra loro c’erano anche i sadducei che non credono nella risurrezione dei morti.

La passione nata in Paolo dall’incontro col Signore risorto lo porta a non tirarsi mai indietro e ad affrontare molteplici difficoltà pur di annunciare Cristo e il suo vangelo.

Paolo tiene vivo il fuoco che arde dentro di lui coltivando un costante rapporto di intimità col Signore Gesù, che gli è sempre vicino: «La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: “Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma”» (At 23,11).

L’intimità col Signore Gesù è la forza di ogni testimonianza, di ogni stato di vita e del vero amore per il vangelo e per la Chiesa, come dimostra anche la vita di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi (1566-1607), di cui oggi facciamo memoria.

In Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, infatti, si formò ben presto una mirabile sintesi tra l’amore contemplativo e la sollecitudine operosa verso il prossimo.

Caratteristica peculiare di questa mistica fiorentina è proprio quella di poter stare con l’anima unita a Dio e con il corpo affaticarsi e conversare con le creature, che lei ama tanto per amore di Dio (cfr Probatione, Parte Prima, p. 231).

Santa Maria Maddalena de’ Pazzi è una delle grandi mistiche della Chiesa. La sua avventura spirituale trova particolare collocazione in quella singolare storia di donne che, in periodi storico-culturali drammatici e travagliati, hanno impresso al tessuto ecclesiale una capacità di “rinnovamento”, certamente frutto dell’azione dello Spirito santo nella sua Chiesa. Basta pensare a santa Caterina da Siena, santa Ildegarda di Bingen, santa Teresa di Gesù e molte altre. Oggi, pur in condizioni e con carismi diversi, potremmo guardare a Madre Teresa di Calcutta e a Chiara Lubich, tanto per fare due esempi contemporanei

Le prospettive dell’esperienza spirituale di Santa Maria Maddalena sono significativamente valide anche per l’attuale situazione della Chiesa, bisognosa di purificazione e di rinnovamento profondo.

Purificazione e rinnovamento sempre necessari, ma possibili solo vivendo una profonda unione con Cristo e, in lui, col Padre, e ricercando l’unità nella e della Chiesa.

Gesù, come abbiamo ascoltato nel brano del vangelo di oggi, prega proprio per questo: «tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,20).

Per dare risposte sagge alle domande e ai problemi del tempo che stiamo vivendo bisogna avere Gesù Cristo come punto fermo, faro nella notte, ancora di salvezza. E saper vivere la dimensione della relazione.

Si è discepoli credibili solo se si è incontrato Gesù Cristo, se si vive un rapporto di profonda intimità con lui, se si amano concretamente le sorelle e i fratelli che incontriamo sul nostro cammino e se si tende all’unità della Chiesa.

Il compito può sembrare superiore alle nostre forze ed effettivamente lo è. Ma abbiamo la certezza che lo stesso Gesù ha pregato e prega anche per noi: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola» (Gv 17.20).

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