Cari genitori, ogni anno in questo periodo iniziamo a preparare le nostre case per il Natale. Immersi nella nostra frenetica quotidianità potremmo scegliere di non farlo per mancanza di tempo o, con fretta, fare quello che abbiamo sempre fatto o iniziare a scegliere fra l’albero o il presepe o infine rinunciare a tutto per continuare a vivere correndo la nostra vita.
Quest’anno vorremmo invitarvi a prendervi del tempo per vivere la preparazione del presepe come San Francesco lo penso, così da poter riscoprire il senso di ciò che celebriamo e viviamo nel Natale.
Condividiamo con voi alcune riflessioni per scoprire cosa pensava San Francesco quando fece il presepe e quel è il significato dei personaggi che ci mettiamo dentro, cosi da tenerlo presente mentre creativamente li posizionate nel vostro personale presepe.
«Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura». Così scrive Papa Francesco nella sua lettera del primo dicembre 2019, dove parla dell’importanza del presepe (Admirabile signum)
In questa lettera, Papa Francesco ricorda che «Le Fonti Francescane raccontano nei particolari cosa avvenne a Greccio. Quindici giorni prima di Natale, Francesco chiamò un uomo del posto, di nome Giovanni, e lo pregò di aiutarlo nell’attuare un desiderio: «Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello». Appena l’ebbe ascoltato, il fedele amico andò subito ad approntare sul luogo designato tutto il necessario, secondo il desiderio del Santo. Il 25 dicembre giunsero a Greccio molti frati da varie parti e arrivarono anche uomini e donne dai casolari della zona, portando fiori e fiaccole per illuminare quella santa notte. Arrivato Francesco, trovò la greppia con il fieno, il bue e l’asinello. La gente accorsa manifestò una gioia indicibile, mai assaporata prima, davanti alla scena del Natale. Poi il sacerdote, sulla mangiatoia, celebrò solennemente l’Eucaristia, mostrando il legame tra l’Incarnazione del Figlio di Dio e l’Eucaristia. In quella circostanza, a Greccio, non c’erano statuine: il presepe fu realizzato e vissuto da quanti erano presenti»
Fare il presepe nelle nostre case ci aiuta a rivivere la storia che si è vissuta a Betlemme. I Vangeli rimangono sempre la fonte che permette di conoscere e meditare la profondità di quell’Avvenimento, ma il presepe aiuta ad immaginare le scene, stimola gli affetti, invita a sentirsi coinvolti nella storia che Dio fa con le donne e gli uomini di ogni tempo, nei più diversi contesti storici e culturali.
Il presepe suscita stupore e commuove perché rende visibile la tenerezza di Dio: il Creatore dell’universo, si fa piccolo piccolo. Fin dall’origine francescana il presepe è un invito a “sentire”, a “toccare” la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per sé nella sua Incarnazione.
I SEGNI DEL PRESEPE
Il cielo stellato nel buio e nel silenzio della notte richiama il contesto in cui avviene la nascita di Gesù e ricorda che anche nei momenti di buio Dio non ci lascia soli.
Gli angeli e la stella cometa sono il segno che noi pure siamo chiamati a metterci in cammino per raggiungere la grotta e adorare il Signore.
Ci sono i pastori, fra i quali anche un giovane pastorello che guarda la grotta con aria pieno di stupore. I vari personaggi rappresentano il popolo. Dal pastore al fabbro, dal fornaio ai musicisti, dalle donne che portano le brocche d’acqua ai bambini che giocano…: tutto ciò rappresenta la santità quotidiana, la gioia di fare in modo straordinario le cose di tutti i giorni, quando Gesù condivide con noi la sua vita divina.
Il fiumiciattolo: l’acqua disseta, nutre, pulisce, santifica e salva. Rappresenta il nostro battesimo, l’entrata a far parte di una grande comunità della Chiesa.
Spesso nel presepe, sul ponticello del fiumiciattolo, troviamo anche un fanciullo che dorme: rappresenta il mondo che dorme nonostante tutti i profeti avessero annunciato la nascita di Cristo. Il ponte rappresenta il mondo prima di Cristo e una volta attraversato comincia la nostra storia di cristiani “svegli”
Ci sono anche i musicanti che annunciano e guidano gli uomini alla grotta. Sono il preludio delle nostre campane domenicali che richiamano l’attenzione alla Pasqua domenicale. Il pane richiama Gesù pane di vita, che nasce a Betlemme, che significa casa del pane
L’asino e il Bue che rappresenta sia il lavoro dell’uomo che colui che ha portato Maria alla grotta.
Il gallo è portatore di buone notizie, traghettatore dalle ombre alla luce
Arrivando alla grotta troviamo le statuine di Maria e di Giuseppe.
Maria è una mamma che contempla il suo bambino e lo mostra a quanti vengono a visitarlo. La sua statuetta fa pensare al grande mistero che ha coinvolto questa ragazza quando Dio ha bussato alla porta del suo cuore immacolato. All’annuncio dell’angelo che le chiedeva di diventare la madre di Dio, Maria rispose con obbedienza piena e totale.
Accanto a Maria, in atteggiamento di proteggere il Bambino e la sua mamma, c’è San Giuseppe, che svolge un ruolo molto importante nella vita di Gesù e di Maria. È il custode che non si stanca mai di proteggere la sua famiglia. Giuseppe portava nel cuore il grande mistero che avvolgeva Gesù e Maria sua sposa, e da uomo giusto si è sempre affidato alla volontà di Dio e l’ha messa in pratica.
A Natale, deponiamo nel presepe la statuina di Gesù Bambino. Dio si presenta così, in un bambino, per farsi accogliere tra le nostre braccia. Nella debolezza e nella fragilità nasconde la sua potenza che tutto crea e trasforma. Sembra impossibile, eppure è così: in Gesù Dio è stato bambino e in questa condizione ha voluto rivelare la grandezza del suo amore, che si manifesta in un sorriso e nel tendere le sue mani verso chiunque.
Quando si avvicina la festa dell’Epifania, si collocano nel presepe le tre statuine dei Re Magi. Osservando la stella, quei saggi e ricchi signori dell’Oriente si erano messi in cammino verso Betlemme per conoscere Gesù, e offrirgli in dono oro, incenso e mirra. Anche questi regali hanno un significato allegorico: l’oro onora la regalità di Gesù; l’incenso la sua divinità; la mirra la sua santa umanità che conoscerà la morte e la sepoltura. I Magi insegnano che si può partire da molto lontano per raggiungere Cristo.
La nascita di un bambino suscita gioia e stupore, perché pone dinanzi al grande mistero della vita. Vedendo brillare gli occhi dei giovani sposi davanti al loro figlio appena nato, comprendiamo i sentimenti di Maria e Giuseppe che guardando il bambino Gesù percepivano la presenza di Dio nella loro vita.