Omelia Badia Fiorentina mercoledì 10 gennaio 2024

Mercoledì Prima settimana Tempo Ordinario – anno pari: 1 Sam 3,1-10.19-20   Sal 39   Mc 1,29-39

«La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti» (1 Sam 3,1). Questa constatazione fa da sfondo e da premessa alla chiamata di Samuele. Tuttavia, da come si svolge il racconto, verrebbe da dire che non è la parola di Dio a non essere pronunciata, ma è il cuore umano a non essere educato a quell’ascolto profondo che permette di maturare una visione.

Samuele, un giovinetto a cui Dio rivolge la sua parola, Eli, il vecchio sacerdote, e Dio sono i protagonisti necessari per far crescere una vocazione e mettere un ulteriore ed essenziale tassello nel cammino di salvezza.

Samuele non riesce a decodificare la chiamata che gli arriva: sente una voce e subito immagina che sia il vecchio sacerdote Eli a chiamarlo e corre da lui per ben tre volte.

Non basta la prontezza della risposta, se non si è capita la domanda, né chi pone la domanda. Dio parla, chiama, ma il giovane Samuele non può comprendere: «Samuèle fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore» (1 Sam 3,7).

Il vecchio sacerdote Eli, ormai semicieco, svolge un ruolo essenziale, introducendo Samuele alla relazione con Dio con un consiglio semplice e chiaro: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”» (1 Sam 3,9).

Così avviene. Quando si sente nuovamente chiamare, Samuele si pone in ascolto: Dio gli parla e per tutta la vita «il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole» (1 Sam 3,20).

La vocazione di Samuele fa riecheggiare dentro di me le parole di Paolo ai Romani: «Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci?» (Rm 10,14).

Come appare evidente da questo brano, tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci parli di Dio, che ci parli di Gesù Cristo morto e risorto. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a predisporre l’animo all’ascolto.

Dio si può servire di chiunque, come si è servito del vecchio sacerdote Eli, che in precedenza non era riuscito a educare i suoi due figli per il servizio al Tempio.

Da questo brano appare anche evidente che non basta un «Eccomi», anche se immediato e generoso, per far parlare Dio, ma occorre mettersi in ascolto. Non basta essere pronti a fare, sia pur dei servizi buoni e necessari, ma è essenziale metterci in ascolto

Ce lo insegna anche il giovane Salomone quando, appena salito sul trono di Davide suo padre, nella sua preghiera chiederà all’Altissimo un cuore capace di ascolto.

Dio parla. Parla sempre. Sono però rari i cuori realmente disposti ad ascoltarlo e accoglierlo, mettendo la propria vita a servizio di una visione di umanità che declina nella concretezza della vita il desiderio di Dio per le sue creature.

Il brano del vangelo che abbiamo ascoltato – che dal cuore del Tempio di Silo, dove è collocata la prima lettura, ci porta sulle strade di Cafarnao – presentandoci una giornata di Gesù, ci illumina dell’atteggiamento necessario per tradurre nella realtà quotidiana questo desiderio di Dio

Uscito dalla Sinagoga, dopo la guarigione di un indemoniato, Gesù va a casa di Simone e Andrea e, trovando ammalata la suocera di Pietro: «la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva» (Mc 1,31).

Il fatto che Marco ponga questa guarigione prima delle molte altre di cui parla subito dopo – «gli portavano tutti i malati e gli indemoniati» (Mc 1,32) – sembra voglia dirci che ogni guarigione è per il servizio. Siamo rimessi in salute non per goderci individualisticamente un altro po’ di tempo, ma per mettere il tempo concesso a servizio dell’amore di Dio per l’umanità.

«Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava» (Mc 1,35). La preghiera è centrale nella giornata di Gesù: la relazione col Padre è, insieme, termine e sorgente della sua azione.

La preghiera lo rende libero da ogni tipo di profitto, compresa la gloria e il successo umano: «Tutti ti cercano!» (Mc 1, 37). La missione di Gesù non ammette né rimandi né accomodamenti: «Andiamocene altrove…» (Mc 1,37).

C’è sempre un altrove: il cammino dell’evangelizzazione non è circoscritto nello spazio e nel tempo. E c’è sempre un Samuele che aspetta una nostra parola per mettersi in ascolto di Dio, conoscerlo e servirlo nei fratelli e nelle sorelle ai quali il Signore lo manda.

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