Omelia Badia Fiorentina mercoledì 24 gennaio 2024

Mercoledì terza settimana tempo ordinario, anno pari – San Francesco di Sales: 2 Sam 7,4-17   Sal 88   Mc 4,1-2

Davide sta meditando di costruire a Dio una dimora (2 Sam 7,1-4), mosso dal desiderio di offrirgli un luogo e un segno decoroso di riconoscimento alla sua presenza in mezzo al popolo, trovando anche il sostegno del profeta Natan.

Il Signore, però, si rivolge a Natan con tutta un’altra visione e lo manda da Davide per invitarlo a osservare la realtà da un punto di vista diverso: «Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io infatti non ho abitato in una casa da quando ho fatto salire Israele dall’Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione» (2 Sam 7,5-6).

Il progetto immaginato da Davide nasce da buona intenzione, ma nasconde una pericolosa ambiguità, una duplice tentazione.

La tentazione di poter “disporre” di Dio e la tentazione di pensare che Dio abbia bisogno di essere mostrato e protetto, per evitare che la sua presenza venga trascurata o violata.

Nella descrizione che il Signore fa di sé stesso a Davide appare evidente la gratuità del suo stare e vagare «insieme con tutti gli Israeliti» (2 Sam 7,7).

Dimenticare quanto Dio ha fatto – che ha voluto fare – per noi e per la nostra salvezza è una perdita di memoria a cui corrisponde un certo impoverimento della nostra relazione con lui.

Per questo il Signore offre a Davide la possibilità di recuperare la memoria e la gratitudine di un cammino condiviso insieme: «Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome come quello dei grandi che sono sulla terra» (2 Sam 7,9).

Questa descrizione dell’agire di Dio mi pare fornisca un’immagine appropriata del seminatore che, nella parabola ascoltata, lascia cadere il suo seme su ogni tipo di terreno.

I diversi luoghi in cui i semi della parola sono gettati vengono presentati in modo da evocare i vari atteggiamenti con cui ci troviamo a esercitare il dono della nostra libertà, in mezzo a tante debolezze e a non poche ambiguità.

Il terreno della superficialità, che favorisce Satana nel portare via dal nostro cuore «la parola seminata» (Mc 4,15). L’incostanza, che caratterizza le fasi in cui ci abbattiamo per il «sopraggiungere di qualche tribolazione» (4,17). La sciocca bramosia, «le preoccupazioni del mondo e l’inganno della ricchezza» (4,19), che riescono a dominarci.

Gesù, però, non racconta la parabola per accrescere in noi i sensi di colpa, ma per parlare della sconfinata fiducia che Dio nutre nella nostra possibilità di maturare e portare frutto: «Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno» (Mc 4,8).

Forse nessuno di noi è ancora «terreno buono» (Mc 4,20), ma qualunque sia il tipo di terreno che ci troviamo a essere, il Seminatore continua con fedeltà la semina senza stancarsi, fino a quando non ci consegneremo all’incontro con lui e germoglieranno in noi frutti nuovi di buona umanità.

Per disporci all’accoglienza del seme della Parola e così comprendere ciò che il Signore ci chiede, è necessario saper riconoscere, con coraggio, quello che impedisce alla nostra terra di portare frutto.

Il discernimento è pure necessario per accogliere la risposta di Dio all’invocazione prevista per questo settimo giorno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: «Signore, mostraci come rispondere alle necessità del nostro prossimo».

Parlando di saper riconoscere i segni che il Signore mette nella nostra vita, il pensiero si volge a quel grande maestro di discernimento e di spiritualità che è stato San Francesco di Sales, di cui oggi celebriamo la memoria.

La sua azione pastorale e la sua riflessione spirituale è stata guidata dalla convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti: indipendentemente dallo stato di vita di ciascuno, per ognuno c’è una specifica via a cui è chiamato.

San Francesco di Sales ha basato la sua riflessione, il suo servizio spirituale e la sua azione pastorale sul dialogo, la dolcezza e il desiderio di incontro; sull’ascolto della Parola e dell’altro, sull’espressione di sé e del proprio pensiero.

Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, pubblicava e faceva affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia.

Per questa sua modalità pastorale San Francesco di Sales è stato scelto come patrono giornalisti e, potremmo pure nominarlo precursore e patrono di tutti coloro che, oggi, nella pastorale sanno ben utilizzare le opportunità del mondo digitale.

Invochiamolo affinché ci accompagni nel nostro discernimento e nelle scelte necessarie per annunciare Cristo in questo nostro tempo.

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