La Celebrazione Eucaristica, memoriale della passione, morte e risurrezione del Signore, è «fonte e culmine di tutta la vita cristiana» (Lumen gentium, 11) e anticipazione della piena comunione del cielo.
Partecipando alla celebrazione eucaristica, il battezzato credente rende grazie al Signore, edifica la Chiesa e si nutre del corpo di Cristo, pane di vita eterna.
La celebrazione della santa Messa, per essere fruttuosa, richiede una partecipazione comunitaria e personale consapevole, attiva e piena, che si esprime anche con il linguaggio del corpo (stando in piedi, seduti o in ginocchio quando richiesto), animando la celebrazione con il canto, contribuendo alle necessità della comunità parrocchiale.
La celebrazione eucaristica ha sempre valore universale: è azione comunitaria e non individuale. Nei momenti opportuni, però, come le preghiere dei fedeli e il silenzio dopo la proclamazione del vangelo o dopo la comunione, presentare al Signore quello che ciascuno porta nel cuore, arricchisce la dimensione comunitaria della celebrazione.
Particolari intenzioni – per la propria conversione, per gli infermi, per le famiglie in difficoltà, per una o più persone, vive o defunte, ecc. – oltre ad esprimerle nel proprio intimo, possono anche essere affidate al celebrante.
La richiesta al celebrante, anche accompagnata da un’offerta, di assumere la propria intenzione nella santa Messa (che non comporta la menzione ad alta voce), non significa in nessun modo una certa privatizzazione della celebrazione, che è sempre e comunque per tutti.
L’eventuale offerta data al sacerdote va vista nella luce della carità, come recita il Codice di Diritto Canonico: “Dando un’offerta per l’applicazione della Santa Messa secondo la loro intenzione, i fedeli contribuiscono con essa al bene della Chiesa, partecipando alla sua sollecitudine per il mantenimento dei suoi Ministri e delle sue opere” (can. 946).
Per ogni santa Messa, il sacerdote può ricevere l’intenzione di un solo offerente. Tuttavia, se alle persone viene esplicitamente detto e liberamente aderiscono, si possono cumulare più offerenti con le loro intenzioni, per non più di due volte la settimana, come già stabilito nel 1991 dal Decreto della Congregazione per il Clero circa le Messe plurintenzionali.
Dal Primo gennaio 2022, anche la nostra parrocchia si uniformerà a questa normativa, giacché vivere la comunione con e nella Chiesa, significata propria dalla celebrazione della Messa, presuppone pure l’accoglienza delle disposizioni del magistero.
Se appare superfluo ricordare che nessuna cifra potrebbe essere proporzionata al valore infinito e salvifico della Santa Messa, può essere utile ribadire che la Messa non è mai azione privata. Neppure le celebrazioni particolari. Quando si celebra il sacramento del Matrimonio all’interno della Messa, ad esempio, si fa specifica memoria degli sposi, ma la Messa ha sempre e comunque un valore universale e ogni partecipante può portare nel cuore una propria e diversa intenzione.
Che la Messa sia sempre e comunque per tutti e per ciascuno, e non solo per l’intenzione affidata al celebrante, in parrocchia lo testimoniamo anche concludendo l’esplicito ricordo di una o più persone, con questa invocazione: «e per tutti coloro, vivi e defunti, che oggi affidiamo alla misericordia del Padre. Preghiamo».