Messa per il Mondo del Lavoro promossa dall’Associazione Don Cuba
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere?» (Gc 2,14). La prima opera della fede, però, è fare nostro il modo di pensare di Dio, lo stile di agire di Gesù, come emerge chiaramente dal brano del vangelo che abbiamo ascoltato.
Dopo la risposta di Pietro, «Tu sei il Cristo» (Mc 8,29), Gesù fa un’affermazione inaspettata: «ordinò severamente loro di non parlare di lui a nessuno» (Mc 8,30).
La testimonianza su Gesù può venire solo da chi ha vissuto con lui una relazione profonda e ha condiviso con il suo cammino.
Non può testimoniare chi sa ma non sperimenta. Anche i demoni sanno e Gesù li mette a tacere proprio perché non sperimentano il suo amore.
Pietro ha detto la verità sull’identità di Gesù, ma Gesù fa capire che questa verità può essere fatta propria solo attraverso l’esperienza, mediante quella conoscenza che si acquisisce nella relazione esperienziale, che include il «dono sincero di sé» (GS 24,4).
Gesù non ci dice andate per le strade a dire chi sono, ma, come a Pietro, ci chiede di metterci dietro a lui, per condividere con lui la nostra esperienza di vita, seguendo le sue orme fino alla croce, senza timore di percorrere vie mai battute.
Vie nuove e fuori dagli schemi come quelle percorse da don Danilo Cubattoli – per noi semplicemente Don Cuba – che l’11 settembre 1954 lo hanno portato a celebrare la Santa Messa per tutti i lavoratori del mondo, sulla vetta del monte Kilimangiaro.
Fare memoria di questo evento, su proposta dell’Associazione Don Cuba, impegna a pregare e ad operare, perché vengano superate le difficoltà nelle quali si trovano le persone a cui manca il lavoro o perché il lavoro che svolgono è messo drammaticamente a rischio.
La vicenda della GKN di Campi Bisenzio, dei lavoratori e delle aziende dell’indotto, e quelle più o meno analoghe di tante altre realtà, sono un’ulteriore dimostrazione che l’attuale sistema economico e finanziario colpisce mortalmente persone, famiglie, comunità, popoli e lo stesso nostro pianeta
Papa Francesco promuovendo il percorso The economy of Francesco, ed invitando giovani di tutto il mondo a parteciparvi, afferma con chiarezza che questa economia va cambiata e va cambiata insieme.
Più volte papa Francesco ha pure detto che quella dell’imprenditore, che non è uno speculatore ma un lavoratore vero che opera per creare lavoro e sviluppo, sia una figura fondamentale di ogni buona economia, unitamente ai lavoratori.
Nel 1981, Giovanni Paolo II affermava che «la gerarchia dei valori, il senso profondo del lavoro stesso esigono che sia il capitale in funzione del lavoro, e non il lavoro in funzione del capitale» (Laborem exercens, 23).
Parafrasando, potremmo dire che se il capitale non viene dal lavoro e non è diretto al lavoro è fonte di iniquità e produce un’economia senza volto e senza volti, anche quando si muove con destrezza fra le norme del diritto.
Quello che sta avvenendo anche, ma non solo, alla GKN, suggerisce la necessità di pensare normative particolari per governare le relazioni con gruppi di investitori anonimi, che affidano i loro soldi a manager, non per creare lavoro e sviluppo, ma per realizzare il massimo del rendimento nel minor tempo possibile, indipendentemente dai costi umani e sociali.
Va cambiato il sistema economico e vanno cambiate le normative, anche per salvaguardare quelle comunità locali dove si trovano i siti produttivi che si tenta di chiudere.
Per cambiare il sistema e per cambiare le norme, un ruolo portante possono e debbono svolgerlo proprio le comunità locali, senza timore di sporcarsi le mani e muovendosi con altrettanta destrezza fra le pieghe del diritto.
Il 25 aprile 1954, Don Cuba, intraprese il suo complesso viaggio assieme a un compagno di avventura e con il sostegno del Sindaco Giorgio La Pira, che gli consegnò lettere da recapitare ai governanti e ai reggenti dei dieci stati attraverso i quali passava.
Il riferimento a La Pira fa venire alla mente il suo intervento per il Pignone ci interpella. Come comunità fiorentina e Toscana, e anche come sistema Paese, cosa siamo disposti a fare, ad osare, per affrontare vicende come quella della GKN?
Come l’opera della fede non è un semplice annunciare una verità, ma mettersi in gioco condividendo un’esperienza, così la solidarietà non è solo enunciazione, anche se sincera, ma condivisione intenzionale e operativa di competenze e responsabilità per osare esperienze capaci di segnare la storia.
Lo Spirito Santo illumini le nostre menti, scaldi i nostri cuori e conceda a tutti e a ciascuno il coraggio di osare quello che esigono la dignità della persona, la difesa del lavoro e la costruzione del bene comune.