Lettera per la Pasqua

Giovedì Santo, 14 aprile 2022

Carissimi,

il conflitto è una dimensione naturale di ogni relazione umana e sociale ed esige la volontà di cercare una sintesi superiore, un equilibrio sempre in divenire, attraverso l’ascolto e il dialogo.

Il dialogo è scambio tra intelligenze e volontà, tra anime e cuori; non è solo incontro tra pensieri diversi, ma tra esperienze, persone e popoli diversi.

Il conflitto che diventa violenza e guerra, certifica una precedente incapacità al dialogo e dimostra un basso livello di civiltà e umanità.

Il dialogo, pertanto, è un fatto culturale e politico, laico e religioso, antropologico e sociale, che plasma il nostro vivere e che deve trovare la spinta necessaria per imporsi in questo tempo ferito della pandemia e da una guerra impensata nell’Europa del XXI secolo.

Una guerra che non sembra di breve durata, se guardiamo i segni che provengono dal campo di battaglia e al vocabolario usato da molti governanti: ad oggi, alcuni importanti leader mondiali non hanno mai usato il termine “negoziato”.

Non sappiamo quando finirà, ma sappiamo che anche questa guerra ha provocato, provoca e provocherà morti, feriti e un traumatico e forzato esilio di persone e famiglie, aumentando divisioni, rancori e odi che dureranno nel tempo.

In questo drammatico contesto, quale forte e benefica provocazione risuona l’annuncio di Pasqua. Cristo è risorto. Ha vinto «sul peccato e sulla morte, non su qualcuno e contro qualcun altro» (Papa Francesco, Angelus, 10 aprile 2022).

La logica di Cristo non è quella del mondo, pur essendo per il bene di tutti e di ciascuno. Se il mondo rimane chiuso nelle sue logiche di sempre, si potranno registrare, forse, transitorie vittorie dell’uno sull’altro, ma dovremo prendere contemporaneamente atto che ha perso l’umanità.

L’evangelista Giovanni ci dice che «Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio» (Gv 20,1).

Era ancora buio, perché la strada percorsa era ancora quella del già conosciuto, del lutto e dell’abbandono, della morte senza speranza. Ma l’alba della risurrezione apre a possibilità inedite e trae fuori da ogni tenebra, compresa quella del non senso della violenza e della guerra.

La Pace è il primo dono del Risorto (cfr Gv 20,19) ed è il primo impegno di chi celebra la Pasqua, di chi annuncia la risurrezione di Cristo.

Viviamo questa Pasqua accogliendo la pace del Risorto; aprendo il cuore e la mente all’ascolto dei fratelli e delle sorelle in difficoltà; tessendo un’intelligente ed efficace rete di solidarietà e di fraternità; facendo sentire alta e corale la nostra voce a coloro che hanno la possibilità di fermare la guerra e risolvere il conflitto per via negoziale.

Buona Pasqua!

don Giovanni

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