Schema omelia domenica 14 maggio 2023

Sesta domenica di Pasqua A: At 8,5-8.14-17   Sal 65   1Pt 3,15-18   Gv 14,15-21

Il cristiano è una persona che si sente amata e che vive dello Spirito del Risorto, pervadendo della sua verità e del suo amore tutte le sue relazioni.

La presenza attiva ed efficace dello Spirito nella propria vita, è donata dal Signore Gesù, ma è anche legata alla nostra libertà nell’accoglierla, nell’ascoltarla e nel lasciare che alimenti in noi autentiche relazioni d’amore.

Sono proprio le relazioni d’amore che permettono al cristiano di essere sempre pronto a rispondere a chiunque chieda ragione della speranza che abita nel suo cuore (1Pt 3,15).

Non si tratta di dare ragioni del proprio ottimismo. La speranza è un orientamento dello spirito che sviluppa la capacità di vedere le possibilità nascoste nelle pieghe della realtà.

Sono proprio le opportunità che da sempre consentono alle persone di andare avanti e trasformare anche i momenti difficili in occasione di positiva trasformazione.

La creatività è una facoltà dell’intelligenza umana che di fronte alle situazioni in cui ci si trova non si limita a replicare e neanche ad analizzare, ma è capace di vedere lo spazio del possibile attraverso cui si può generare innovazione. La creatività traduce la speranza in fatti concreti e iniziative trasformative e trasformanti.

La speranza muove anche il coraggio. Quando si devono fare dei passi oltre l’esistente o resistere al desiderio di guardare indietro, il coraggio rappresenta quel modo di essere che ci sostiene nel fare il passo che serve.

La speranza di cui parla Pietro è quella che viene alimentata dallo Spirito del risorto, che proviene dal Padre per la preghiera del Figlio e che viene elargita nei nostri cuori con generosità.

Lo Spirito viene a prendere dimora tra i credenti e nel mondo interiore di ogni fedele, perché la verità di Dio e dell’uomo splendano luminose attraverso una condotta mossa dall’amore; una condotta mite e rispettosa, ma incisiva.

Guardando al nostro percorso esistenziale ci accorgiamo degli strani intrecci di persone, di avvenimenti, di gesti e di parole che hanno formato la nostra vita, che hanno contribuito a farci essere quello che ora siamo.

Negli intrecci della nostra storia c’è sempre la presenza e la creatività dello Spirito.

Senza lo Spirito, fra l’altro, non potremo vivere quello che il Signore ci chiede. Non potremo coniugare positivamente insieme amore e obbedienza, fiducia e comandamenti, pace del cuore e fatica quotidiana.

Lo Spirito ci fa scoprire che Gesù con le sue parole, «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15), non aumenta l’elenco dei doveri, ma chiarisce che ogni obbedienza è autentica e possibile se sgorga da una relazione di amore e di gratitudine.

È sempre necessario tener presente che «La vita cristiana è anzitutto la risposta grata a un Padre generoso. I cristiani che seguono solo dei “doveri” denunciano di non avere una esperienza personale di quel Dio che è “nostro” […] La formazione cristiana non è basata sulla forza di volontà, ma sull’accoglienza della salvezza, sul lasciarsi amare» (Papa Francesco, udienza generale, 27 giugno 2018).

«Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre….Non vi lascerò orfani» (Gv 14,16.18). Il Signore non ci lascia mai soli perché sa che una delle esperienze più dure nella vita è proprio quella di sentirsi soli. Soprattutto quando ci troviamo a contrastare un’ingiustizia, un’incomprensione, una cattiveria.

La vita è come un grande processo, dove a volte occupiamo il ruolo di giudice, altre volte quello di testimone e a volte ci troviamo sul banco degli imputati.

In una società sempre più litigiosa come la nostra dovrebbe essere facile capire l’importanza di avere accanto un difensore, uno che può anche prendere il nostro posto nella lotta.

Il Consolatore, che Gesù promette e per il quale prega il Padre, è l’invisibile presenza di Dio che restituisce «verità» (Cfr Gv 14,17) alla vita del mondo, perché interviene in difesa di ogni autentico tentativo di mettere l’amore al centro, si pone a sostegno di ogni cuore disposto a riaprire la sfida di rapporti autentici.

Lo Spirito ci è donato proprio per realizzare l’impossibile, per costruire il Regno con la nostra fragilità e la nostra debolezza.

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